Il MAN ed i pranzi “luColluani” dei musei italiani

Leggevo proprio ieri un articolo scritto da Massimo Mattioli per Artribune riguardo la minaccia di chiusura del Museo MAN di Nuoro. Nello specifico il magazine ha pubblicato dei documenti ufficiali della provincia dove è possibile leggere lo stipendio del direttore del museo Cristiana Collu, che ad esser precisi ammonta a circa 171 mila euro. Questo compenso fa sorridere amaramente, soprattutto in relazione all’offerta della struttura ed alle sue possibilità legate ad una provincia non certo gigantesca e fertile riguardo l’arte contemporanea.

Il fondo di funzionamento disposto dalla provincia per il MAN di Nuoro per l’anno 2010 è stato pari a 579.915 euro, cui vanno poi decurtati gli emolumenti per il direttore. Ne consegue che tolte le altre spese, poco resta per l’amministrazione museale. Con la cultura non si mangia, ma sembra che qualcuno riesca lo stesso ad organizzarci dei pranzi luculliani. Del resto non si può certo organizzare una forca mediatica per Cristiana Collu, il suo stipendio non è dissimile da quello degli altri grandi dirigenti del mondo della cultura. Il problema riguarda quindi l’intero sistema museale italiano, dove fin troppo spesso a fronte dei soldi spesi dai contribuenti non si contrappone un programma espositivo degno di questo nome. Ed allora che fare?

Benvenuto, Artribune!

“No signori miei, non siamo pazzi. Siamo solo un gruppo di professionisti ancora, ehm diciamo così, giovani, ma dotati di una esperienza mica da ridere. Un gruppo sicuro delle sue capacità che fa una nuova proposta. Una proposta che a brevissimo diventerà indispensabile.”

con questo breve ma deciso incipit è stato inaugurato ieri il nuovo sito Artribune, piattaforma dedicata all’arte con uno staff formato da Marco Enrico Giacomelli, Massimo Mattioli, Valentina Tanni e Massimiliano Tonelli. Artribune nasce dopo la burrascosa (con finale thriller) esperienza-Exibart .

Su Exibart.onpaper Vittorio Sgarbi svela alcuni dei suoi nomi

Lino Frongia, presenza data per certa alla prossima Biennale

Leggevo ieri su Exibart.onpaper la pregevole intervista di Massimo Mattioli a Vittorio Sgarbi sui nomi che il celebre critico/storico dell’arte avrebbe intenzione di piazzare all’interno del Padiglione Italia della Biennale di Venezia edizione 2011. Devo dire che le parole del Vittorione Nazionale mi hanno decisamente confusa. Ci sarà la presenza dei giovani artisti all’interno degli 89 Istituti Italiani di Cultura all’estero e vengono citati Luisa Rabbia, Andrea Galvani, Francesco Simeti, Andrea Mastrovito, Gaetano Pesce ed Eva e Franco Mattes.

Questo mi è sembrato un buon inizio ma per quanto riguarda il Padiglione Italia le cose sono un tantino incerte. Sgarbi parla di una presenza certa di Maurizio Cattelan e di Vanessa Beecroft ed Enzo Cucchi, collocati in una sede speciale. Personalmente ricordo di aver lanciato una fin troppo rocambolesca previsione in un articolo del 3 settembre 2010 dove verso la fine è possibile leggere:

Riflessioni sul linguaggio degli anni ’10

Il 2010 per New York, oggi più di ieri, sembra essere l’anno dell’arte contemporanea. I musei della grande mela sono un turbinio di mostre ed eventi artistici che sembrano non finire mai, basti pensare all’attuale mostra di Gabriel Orozco al MoMa, a quella di Roni Horn al Whitney Museum ed a quella di Urs Fischer al New Museum.

Ovviamente questi grandi eventi non hanno mancato di generare commenti positivi e negativi, come la performance di Tino Sehgal attualmente in mostra alla “rotunda” del Guggenheim. Ma al di là dei giudizi personali su ogni singolo artista in mostra va detto che prese d’insieme queste visioni creative, unite ad altri episodi occorsi negli ultimi giorni, mi hanno dato da riflettere sulle ultime tendenze della scena dell’arte contemporanea.