Ancora una riflessione su La Quadriennale di Roma

Vorremmo qui di seguito esprimere il nostro dissenso per la cancellazione de La Quadriennale di Roma, pubblicando un testo redatto da Occupiamoci di Contemporaneo poiché esso esprime al meglio il pensiero di tutti coloro i quali hanno a cuore la cultura di questo paese. In questo momento.

Ecco fatto. Mancava ancora qualcosa alla festa dell’addio all’arte italiana? Non vi preoccupate. Eccovi serviti. Il grande giornalista televisivo ed ex parlamentare Jas Gawronski (nominato nel febbraio dello scorso anno dall’allora ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi) che per i suoi noti meriti manageriali e culturali, è stato fatto accomodare sulla poltrona presidenziale dell’unico ente-fondazione italiano deputato al sostegno e alla promozione dell’arte italiana fuori e dentro i confini nazionali, dichiara che purtroppo non avendo ricevuto i due milioni di euro attesi dallo stato, proprio con grande dispiacere deve comunicare che la prossima Quadriennale di Roma non si farà.

Non diamo la colpa solamente alle istituzioni

Mentre la crisi economica imperversa in lungo ed in largo, i momenti di tensione si moltiplicano ed anche il nostro amato mondo dell’arte contemporanea comincia a mostrare i segni di una stanchezza oramai cronica che avrebbe bisogno di un bel ricostituente. Da ormai  più di un mese, sempre stando all’orologio presente nell’homepage di Exibart, AMACI ha chiesto inutilmente di incontrare Mario Monti, mentre la Consulta dell’Arte di Roma ha chiesto l’incontro pubblico con il ministro Lorenzo Ornaghi da circa 36 giorni.

Il governo non sembra poi tanto interessato a comprendere il senso delle rivolte che imperversano nel nostro settore culturale ma forse il problema non è solo questo. Noi facciamo parte di uno stato assistenzialista e siamo per forza di cose portati a pensare che le istituzioni debbano metterci una pezza ogniqualvolta i meccanismi si inceppano o funzionano male.

Arte contemporanea italiana? Cosa?

Le follie dell’imperatore Vittorio Sgarbi che lascia definitivamente il Padiglione Italia alla  Biennale di Venezia (seguirà un nostro dettagliato reportage alle 15:00 di oggi), i musei che crescono a dismisura e non hanno i fondi necessari al minimo sostentamento, gli stessi musei che vengono lodati o criticati per le loro programmazioni, le roventi critiche all’artista italiano che espone all’estero, le invidie per il curatore italiano che organizza una mostra all’estero, le ripicche tra colleghi, i premi ed i festival, l’andamento di una fiera, le vendite e le quotazioni.

Ed ancora: se è vero, come ha fatto giustamente notare Artribune, che Vittorio Sgarbi è il re dei risultati su Google, è anche vero che questi risultati sono relativi alla sezione italiana del celebre motore di ricerca. Ma c’è di più:  anche a legger centinaia di magazine internazionali non si corre il minimo rischio di trovare tracce di italianità, tranne che per i soliti Vezzo Vezzoli™ o Cattelan.

Ci vorrebbe WikiArtLeaks per svelare i segreti dell’arte contemporanea

Ultimamente si fa un gran parlare del fenomeno WikiLeaks, organizzazione internazionale che riesce a mettere le mani sui più scottanti segreti istituzionali di tutto il mondo e che ha come obiettivo la pubblicazione di materiale che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende. Lo staff di WikiLeaks di cui l’australiano Julian Assange è il membro più noto e influente è in questi giorni al centro di una bufera politica e legale, segno evidente che esiste qualcosa di vero  tra le migliaia di fughe di notizie presenti sul sito.

Sarebbe dunque interessante disporre di una sorta di WikiLeaks dell’arte contemporanea, visto che di comportamenti poco etici e di questioni misteriose in questi ultimi tempi ne abbiamo viste parecchie. Potremmo venir a capo del perchè il governo cinese si accanisce tanto contro Ai Weiwei fino al punto di malmenarlo, distruggergli lo studio ed oscurargli il blog. Tra l’altro qualcuno potrebbe spiegarci perchè la Turbine Hall ha vietato al pubblico l’interazione con l’opera dello stesso artista.