Se Steve McCurry riattiva il MACRO di Roma

Domenica 22 gennaio 2012, ore 17:00, una lunghissima fila di visitatori serpeggia ben oltre le cancellate del museo MACRO di Roma in quel di Testaccio. A memoria d’uomo una folla così nutrita non s’era mai vista all’interno dell’ex mattatoio, ed il bello è che gli astanti non si apprestano a presenziare ad un art aperitif o ad un vernissage, bensì ad una mostra che è stata inaugurata già da diverso tempo, esattamente dal 3 dicembre 2011. Parliamo ovviamente della nutrita retrospettiva dedicata a Steve McCurry, oltre duecento scatti che raccontano le storie e i viaggi del genio americano della fotografia documentaristica.

Un successo senza precedenti che apre una grande riflessione sul passato del MACRO e sul futuro di tutti i musei d’arte contemporanea dell’intera nazione. Steve McCurry non è propriamente un artista sperimentale, il suo lavoro è di grande impatto visivo e caratterizzato da una curatissima componente estetica. All’interno della sua visione fotografica non si nascondono significati altri, tutto è ben evidente e pronto ad esser fruito. Forse Steve McCurry è un fotografo “facile”, forse la sua retrospettiva è solamente un blockbuster ma è innegabile che questo evento segna il netto ricongiungimento tra il MACRO e la fotografia, tra il museo ed il suo pubblico.

Steve McCurry a Roma

Steve McCurry non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards che si può considerare come una sorta di premio Nobel della fotografia, ma è un punto di riferimento, anche in Italia, per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”.

Dal 3 dicembre 2011 al 29 aprile 2012, Steve McCurry sarà a Roma con una grande mostra allestita al Museo d’Arte Contemporanea di Roma, negli spazi espositivi della Pelanda al MACRO Testaccio. Uno dei maggiori protagonisti del progetto e della cultura dell’immagine in Italia, Fabio Novembre, ha curato la mostra e l’allestimento. Le foto sono state scelte non con criteri spazio-temporali, ma per assonanza di soggetti e di emozioni, cercando i fili comuni e gli impensabili legami che accomunano luoghi e persone seppure in latitudini diverse. L’allestimento è pensato come un villaggio nomade con una serie di volumi che si compenetrano tra loro  per restituire quel senso di umanità che si respira nelle foto di McCurry.

Piero Gilardi e Steve McCurry al Lucca Center of Contemporary Art

Dal 10 luglio al 5 settembre 2010 al Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art si terrà la mostra Piero Gilardi – Steve McCurry. Time after Time, a cura di Maurizio Vanni e Alessandro Romanini. Esposte 25 opere dell’artista italiano Piero Gilardi e 20 fotografie del fotografo e fotoreporter statunitense Steve McCurry. Ad ognuno dei due artisti è dedicato un piano del museo lucchese, per un percorso che non vuole dunque proporre un confronto tra i due artisti, ma un viaggio attraverso due diverse riflessioni sul tempo.

La mostra “Time After Time” parte infatti dal presupposto che ogni individuo, a prescindere dal proprio momento storico, possa avere un rapporto oggettivo e soggettivo con il tempo. I due artisti manifestano l’intraprendenza di riflettere sul concetto del tempo che passa e che si dissolve, ma al tempo stesso, bloccando o ri-creando frammenti di vita, manifestano dimensioni di un tempo senza tempo. L’artista italiano ed il fotoreporter statunitense riescono a dare origine ad una lucida e solenne danza del tempo che suggerisce quanto l’agire umano possa essere condizionato dallo scorrere, più o meno controllabile, degli eventi.

Il Sud-Est di Steve McCurry

Steve McCurry (Philadelphia, 1950), uno dei grandi maestri della fotografia del nostro secolo, giunge a Palazzo della Ragione, nel cuore di Milano, dall’11 novembre 2009 con una mostra unica nel suo genere, dedicata ai 30 anni piu’ intensi della sua carriera.

La mostra ideata e curata da Tanja Solci propone un’eccezionale raccolta di quasi 200 scatti che accompagnano il visitatore in un racconto, che si snoda in un percorso dove volti, colori, paesaggi e luci, pervasi da una magica atmosfera, segnano l’identità di paesi come l’Afghanistan, l’India, il Tibet, la Birmania, colti attraverso l’obiettivo di uno dei maestri del fotogiornalismo, premiato già due volte con il World Press Photo Awards.

La kodak dice addio alla Kodachrome

Abraham Zapruder usò una bobina di Kodachrome caricata nella sua cinepresa  8 millimetri per filmare una scena che nel corso della nostra vita tutti noi abbiamo visto almeno per una volta, l’assassinio del presidente John F. Kennedy.

Anche il famoso fotografo Steve McCurry usò un rullino Kodachrome per il suo ritratto di ragazza Afghana che oltre a guadagnarsi la copertina del National Geographic nel 1985 divenne celebre almeno quanto la foto del miliziano morente durante la guerra civile spagnola del 1936 scattata da Robert Capa.

E che dire delle centinaia di migliaia di artisti contemporanei e milioni di persone in tutto il mondo che hanno utilizzato il famoso rullino per immortalare sequenze artistiche o solamente fotogrammi di un viaggio di piacere. Oggi tutto questo si perderà con la velocità di uno scatto fotografico perchè la Eastman Kodak Co. ha da pochi giorni annunciato che la sua più famosa pellicola, la Kodachrome appunto, cesserà di essere prodotta a breve.