Caos a Roma, allarme bomba al Colosseo e lenzuolo rosso sulla statua del Papa

“Il sole d’agosto ti ha dato alla testa”, cosi cantava Edoardo Vianello in una delle sue hit estive di tanti anni fa e questa semplice rima è praticamente perfetta come incipit per il nostro articolo di oggi. In una Roma assolata e preda della canicola estiva qualcuno ha veramente perso la testa a causa del sole, ed ha in seguito deciso di sferrare un attacco ai monumenti della città.

La prima opera pubblica ad essere stata attaccata è stata la famigerata statua di Papa Wojtyla di Oliviero Rainaldi in quel di Termini. Dopo esser stata più volte minacciata, sino a richiedere l’ausilio di una pattuglia di sorveglianza dei vigili urbani ed in seguito di una telecamera a circuito chiuso, la discutibile statua è stata oggetto di un’azione artistica portata a termine dall’artista Krakov nella serata del 7 agosto scorso. L’artista ha posto una scala sulla statua ed è asceso fino alla testa, ponendovi sopra un bel lenzuolone rosso a copertura del volto del santo pontefice. “Questa statua rovina il vero volto dell’arte, anche come l’aveva percepito il sommo pontefice” ha dichiarato Krakov alla stampa e non possiamo certo dargli torto.

Piss Christ di Andres Serrano vittima di atti vandalici

A volte l’arte riesce a sollevare veri e propri vespai di polemiche, i quali sfociano in roventi atti di censura o peggio ancora in terribili spirali di violenza. Ne sa qualcosa Andres Serrano che con il suo Piss Christ (già il titolo dell’opera dice tutto) del 1987 ha aperto la strada ad una fiorente stagione di quella che potremmo definire come Shock Art.

Prima delle teste sanguinolente e degli squali in formaldeide, Serrano aveva raffigurato la passione di Cristo utilizzando la propria urina. In soldoni Piss Christ è la fotografia di una classica statuetta raffigurante Cristo sulla croce, immersa in una sorta d’acquario contenente del liquido giallognolo, la pipì di Serrano appunto. Un’azione radicale e provocatoria quella di Serrano ed è innegabile che tale gesto ha in seguito influenzato intere schiere di giovani artisti.

Siamo ancora fermi a parlare di Street Art e vandalismo

Art in the streets, la nuova mostra “definitiva” sulla street art lanciata da Jeffrey Deitch nel suo MOCA di Los Angeles non sta raccogliendo le critiche positive che in molti si aspettavano. Molti magazine d’arte statunitensi hanno infatti bollato la mostra con un “niente di nuovo sotto il sole” che ci lascia un poco stupefatti, specialmente dopo che il volpone Deitch aveva annunciato Art in The streets come la prima grande mostra dedicata a questa meravigliosa tecnica artistica.

Alle polemiche per così dire di settore si sono però unite quelle della polizia di Los Angeles che in questi giorni è alle prese con una bizzarra vicenda legata alla mostra ospitata dal MOCA. Va detto che molti fans hanno comunque gradito l’evento: “Sono contento di poter vedere che la street art è stata promossa da vandalismo a vera e propria forma espressiva. Los Angeles poi è la patria della street art e questa mostra è un vero  e proprio riconoscimento” ha dichiarato Greg Linton, un art blogger che spesso scrive articoli riguardanti la scena street locale.

Lo street artist fa il vandalo e modifica un Sol LeWitt

Vi abbiamo già parlato del folle attacco portato a termine da una donna mentalmente disturbata ai danni del dipinto Two tahitian women (due donne tahitiane) di Paul Gauguin, attualmente esposto alla National Gallery of Art di Washington in occasione di una mostra dedicata al grande maestro.

Ebbene, secondo quanto dichiarato dagli ispettori di polizia che hanno interrogato la donna, quest’ultima avrebbe agito perché: “le due ragazze nel dipinto, con il seno scoperto, avevano degli atteggiamenti smaccatamente lesbo. Ho tentato di distruggerli. Penso che andrebbero bruciati…io sono della CIA ed ho una radio in testa ed ho intenzione di uccidervi” queste sono le esatte (e deliranti) parole che la squilibrata ha pronunciato agli agenti, secondo quanto riportato oggi nelle pagine del Los Angeles Times. Il quotidiano però, oltre a fornire questi inquietanti retroscena, ha svolto una piccola indagine sugli atti di vandalismo all’interno degli spazi della National Gallery, riportando alla luce altri misfatti che prima d’ora non erano mai stati resi noti.