Fiere e Web, un veleno per le gallerie tradizionali?

Il mercato dell’arte contemporanea, formato dalla tradizionale rete di gallerie private più o meno grandi, è attualmente subordinato dei meccanismi operativi che ai nostri giorni appaiono un tantino superati se non in netto declino. Ovviamente non si tratta di giudizi personali ma di considerazioni nate alla luce di quanto pubblicato dalla Cinoa (Confédération Internationale des Négociants en Oeuvres d’Art) nel volume The Role of Art and Antique Dealers – An Added Value, pubblicato a giugno 2011.

Lo studio del Cinoa parla chiaro, il grosso delle vendite di mercato è attualmente appannaggio delle grandi manifestazioni fieristiche internazionali e delle varie realtà online che in questi ultimi tempi sono spuntate come funghi, creando non poco interesse fra collezionisti e semplici appassionati. Sempre più gallerie lamentano una crescente diminuzione di pubblico e vendite durante le inaugurazioni stagionali, ma quando si parla di fiere gli affari cambiano rotta in maniera repentina. Insomma la cara vecchia abitudine di creare una propria scuderia di artisti e programmare la consueta serie di mostre per la stagione espositiva non basta più.

L’Università dell’Iowa vuole vendere un Pollock donato da Peggy Guggenheim

Un’opera d’arte, come si sa, rappresenta un patrimonio culturale praticamente inestimabile. Quando poi l’opera in questione è stata prodotta da un vero e proprio maestro, allora essa diviene un vero e proprio bene per l’umanità. Ma possedere un’opera d’arte creata da un famoso artista significa anche essere proprietari di un bene economico in continua rivalutazione. Lo sanno bene i vertici della University of Iowa che dal 1951 beneficiano di una grande opera dal titolo Mural (1943) creato da Jackson Pollock e successivamente donato all’istituzione scolastica da quell’eroina dell’arte contemporanea che risponde al nome di Peggy Guggenheim.

Ora va detto che l’opera, posta all’interno degli spazi scolastici, rappresenta un vero e proprio strumento formativo, ammirato da 100.000 persone l’anno. Studenti e semplici visitatori che trovandosi davanti all’opera di Pollock possono ricevere un primo assaggio dell’arte contemporanea statunitense. Ebbene l’Università dello Iowa ha deciso di mettere in vendita l’opera del grande maestro per supportare al meglio i propri studenti.

L’Italia e le Televendite dell’Arte contemporanea

Tutte le reti televisive locali ne possiedono almeno una ed anche il grande Corrado Guzzanti le ha trasformate in una spassosissima parodia, rendendo celebri artisti  del calibro di Fragolari, Mutandari o Staccolanana. Stiamo ovviamente parlando delle televendite dell’arte, improbabili mercati rionali del tubo catodico che puntualmente invadono le nostre case con una pletora di quadri e quadretti di autori più o meno celebri, venduti o svenduti da sapienti imbonitori.

La zuppa inglese offerta da questi programmi è piuttosto varia: Tano Festa, Emilio Vedova, Arman, Franco Angeli e l’immancabile Xavier Bueno, sono solo alcuni dei nomi presi da una rosa che più o meno rimane sempre la stessa in tutte le manifestazioni di questo tipo. Opere minori di piccole dimensioni, stampe e litografie, tutto viene sciorinato ad un prezzo interessante, pagabile in piccole rate ad interessi zero, in modo da solleticare il palato del piccolo collezionista che vorrebbe possedere una piccola lupa di Franco Angeli senza spendere troppo

Scandalo negli U.S.A. collezionismo a numero chiuso per speculare sulle opere

Il New York Times ha pubblicato lo scorso 16 aprile un dossier a dir poco allarmante sul mercato dell’arte americano, svelando alcuni retroscena a dir poco sconcertanti che pensavamo potessero esistere solamente all’interno di alcune pellicole cinematografiche hollywoodiane. Provate a pensare ad un mercato dell’arte contemporanea dove gli artisti ed i galleristi si impegnano affinché le opere messe in vendita siano comprate solamente da una ristretta cerchia di collezionisti, anche se altri compratori sarebbero disposti ad offrire una cifra più alta per aggiudicarsi tale opera, difficile da credere certo, ma non finisce qui.

I collezionisti facenti parte di questa sorta di club del contemporaneo sono in seguito tenuti a non rivendere le opere in questione  per alcuni anni, anche se il valore delle opere nel frattempo ha raggiunto quotazioni piuttosto alte, chi non rispetta le regole è fuori dal club e non può più comprare opere di determinati artisti rappresentati da determinate gallerie. L’obbiettivo è quello di far raggiungere a tali opere un valore vertiginoso e c’è un semplice modo per farlo.