Continua lo scandalo della lobby del mercato americano: i nomi della lista nera

di Redazione Commenta

In un nostro precedente articolo vi avevamo parlato di uno scandalo tutto americano. Nel 29 marzo scorso il collezionista Craig Robins ha presentato una causa contro il celebre dealer David Zwirner, sostenendo che quest’ultimo aveva in un certo qual modo piazzato il collezionista in una sorta di lista nera, impedendogli di continuare a comprare opere. L’esistenza di questa lista nera ha mandato in subbuglio il mondo dell’arte. Ma in cosa consiste questa presunta lista nera? In sostanza gli artisti ed i galleristi si impegnano affinché le opere messe in vendita siano comprate solamente da una ristretta cerchia di collezionisti, anche se altri compratori sarebbero disposti ad offrire una cifra più alta per aggiudicarsi tale opera.

I collezionisti facenti parte di questa sorta di club del contemporaneo sono in seguito tenuti a non rivendere le opere in questione  per alcuni anni, anche se il valore delle opere nel frattempo ha raggiunto quotazioni piuttosto alte, chi non rispetta le regole è  piazzato sulla lista nera e non può più acquistare dai galleristi. La corte federale di Manhattan ha quindi ascoltato un supertestimone lo scorso martedì, si tratta di Jack Tilton, celebre dealer, proprietario dell’ex galleria di rappresentanza della superstar Marlene Dumas, artista da cui sembra partita tutta la vicenda. Tilton ha in sostanza confermato l’esistenza di quest presunta lobby del mercato dell’arte contemporanea. In più Tilton ha vuotato il sacco, affermando che anche altri grandi galleristi farebbero parte di questa lista nera, colpevoli cioè di aver rivenduto troppo presto le opere della Dumas. Tra i nomi di spicco da escludere dal mercato figurerebbero Marc Jancou, la Galerie Paul Andriesse di Amsterdam, Gallery Koyanagi di Tokyo, Zeno X Gallery di Antwerp.

Tra i collezionisti da evitare figurerebbero invece il collezionista americano Richard Cooper e Daniel Holtz che fa parte dei soci sostenitori dell’Aspen Museum. Insomma la faccenda si complica e noi non mancheremo di tenervi informati su questo nuovo scandalo dell’arte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>