Bill Viola e Dan Flavin non sono artisti secondo la Comunità Europea

di Redazione Commenta

Come si sa la critica contemporanea, gli addetti ai lavori ed i semplici appassionati sono sempre invischiati in annose discussioni su cosa è arte e cosa non lo è. Queste disquisizioni molto spesso divengono chiacchiere da bar ma quando è l’Unione Europea a farle allora c’è qualcosa di più grave sotto.

Infatti il magazine Artinfo ha da poco pubblicato una sbalorditiva notizia secondo la quale le opere di Dan Flavin e Bill Viola in realtà non sarebbero opere d’arte vere e proprie, o almeno così non le riconosce la Comunità Europea. Quindi dal 2011 tutte le gallerie d’arte o comunque chiunque vorrà importare un’opera di Bill Viola o Dan Flavin dovrà pagare il 20 percento di IVA invece del classico 5 percento che normalmente viene sborsato per le opere d’arte (Ovviamente non Italia). L’intera questione è sorta quando nel 2006 Haunch of Venison decise di importare 6 video installazioni di Bill Viola nel Regno Unito. Assieme alle opere (smontate) di Viola c’era anche una installazione con neon di Flavin. La dogana britannica in quel frangente si rifiutò di far pagare il cinque percento di tasse applicando il venti, insomma alla fine il salatissimo conto ammontò a circa 66.000 dollari. Ovviamente nel 2008 Haunch of Venison ha portato in tribunale tale decisione ma oggi la commissione europea ha deciso di respingere ogni possibile difesa.

Insomma secondo la commissione europea l’opera di Flavin sarebbe: “un’opera che ha tutte le caratteristiche di un pannello luminoso e quindi è un pannello luminoso”. Incredibile vero? Beh secondo l’Unione Europea le opere di Flavin e Viola sono solamente delle parti tecniche e commerciali completamente avulse da un qualsiasi contesto artistico e quindi devono essere tassate alla dogana come un qualsiasi altro oggetto commerciale. Purtroppo non è la prima volta che delle opere vengono definite dei semplici oggetti, anche Marcel Duchamp nel 1926 subì lo stesso trattamento ma alla fine nel 1928 (con “soli due anni di ritardo”) la sua opera fu finalmente definita arte.

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