Qualcuno ci prova a difendere Damien Hirst

Se Damien Hirst non ci fosse, allora bisognerebbe inventarlo. Così scrive Ben Davis sulle pagine di Artinfo, in riferimento all’ondata di polemiche sollevate dal nostro amato/odiato folletto della Young British Artists Generation. Effettivamente già diverse settimane prima del lancio di The Complete Spot Paintings, organizzato in tutte le Gagosian Gallery del globo, Damien Hirst ha subito attacchi da più parti sino a raggiungere il climax con l’invettiva del “collega” David Hockney che ha accusato il nostro di non produrre personalmente le sue opere.

“Ai discorsi fra critici e curatori, manifestare una sorta di ammirazione per Damien Hirst equivale ad affermare di amare il Kitsch. Non ho mai letto così tanto odio negli articoli di critica nei magazine d’arte come in quelli dedicati a Hirst” così afferma Davis nel suo articolo. Effettivamente The Complete Spot Paintings è divenuta il capro espiatorio per eccellenza, la prova effettiva di un’arte contemporanea pericolosamente dirottata verso lo spettacolo che ha definitivamente perso il contatto con la realtà e con il mercato. Hirst non è la causa, casomai l’effetto di un generale impoverimento di idee e contenuti che ha fatto perdere la bussola a tutti.

Furto alla Galleria Nazionale di Atene, bottino da 5 milioni di euro

Per la Grecia questo non è  un momento fortunato, oltre alla crisi che nel 2011 ha definitivamente affossato questa gloriosa nazione, ci si mette anche il nuovo anno con rinnovate sventure. Il celebre magazine online Artinfo ha infatti pubblicato una notizia su di un rocambolesco quanto bizzarro furto avvenuto alla National Gallery di Atene nella mattinata dello scorso lunedì 9 gennaio.

Il museo stava per giusto chiudere la mostra Unknown Treasures (data effettiva di chiusura 14 gennaio n.d.r.) quando un terribile furto ha scosso l’intera nazione. Domenica sera alcuni ladri sono riusciti ad accedere ad una balconata del museo ed hanno fatto scattare l’allarme numerose volte, senza entrare negli spazi della prestigiosa istituzione. Le guardie, snervate dai continui falsi allarme hanno pensato ad un malfunzionamento del sistema ed hanno pensato bene di escludere i sensori della balconata. I malfattori hanno quindi atteso il loro turno e durante le prime ore di lunedì si sono introdotti nel museo, entrando agilmente dal passaggio sicuro che si erano aperti.

Baratta torna in Biennale, l’unica vera notizia della nostra arte nazionale

“Dopo lunghi mesi di intrighi politici Paolo Baratta é stato rinominato presidente della Biennale di Venezia“. Questo il titolo della notizia pubblicata oggi dal celebre quotidiano online Artinfo. Nulla di strano, direte voi, se non per il fatto che di fatto questa è l’unica notizia riguardo l’arte italiana pubblicata da un magazine d’arte internazionale negli ultimi mesi.

I brogli politici sono l’unica cosa che riesce a far cassetta all’estero, quando si parla della creatività del nostro paese. Di certo il ritorno di Paolo Baratta non può che farci piacere, egli è stato infatti l’artefice di una vera e propria rinascita della Biennale ed ha contribuito a rendere tale manifestazione ancor più prestigiosa agli occhi del pubblico internazionale. Come ben ricorderete, qualche settimana or sono Silvio Berlusconi aveva tentato di detronizzare Baratta per insediarvi al suo posto Mr. Giulio Malgara, “inventore” dell’Auditel, grande amico dell’ex premier nonché figura totalmente impreparata per quanto riguarda il versante artistico.

Sara Wookey accusa Marina Abramovic ed il MOCA

La serata di gala organizzata dal MOCA di Los Angeles con tanto di performance progettata da Marina Abramovic è tornata nuovamente sulle prime pagine dei maggiori magazine di arte contemporanea. Artinfo ha infatti pubblicato una lunga lettera scritta dalla performer Sara Wookey la quale si è rifiutata di partecipare alla performance organizzata dalla celebre artista.

Vorremmo qui di seguito pubblicare le parti salienti della lettera, evitando ulteriori commenti e lasciando così al nostro affezionato pubblico il diritto di giudicare su alcune consuetudini dell’establishment artistico. Comportamenti ampiamente diffusi anche nel nostro belpaese. Ecco il testo della lettera:

“Il 7 novembre ho partecipato ad un’audizione per la performance di Marina Abramovic al gala annuale del Museum of Contemporary Art di Los Angeles. L’ho fatto perché volevo essere coinvolta nel progetto di un’artista che ho seguito con interesse per moltissimi anni. Alle selezioni hanno partecipato 800 persone ed il mio nome è stato inserito nella lista dei 200 selezionati, in particolare il mio ruolo era quello di rimettere in scena la celebre opera Nude with Skeleton (2002) di Marina Abramovic sopra i tavoli del gala.

Massimo Minini contro Berlusca e la notizia finisce su Artinfo

Visto che oggi ci piace tanto parlare di Berlusconi, allora vorremmo comunicarvi che restiamo su Berlusconi. Non ci accusate di esser monotematici ma dobbiamo per forza di cose “restare sul pezzo” per rendervi partecipi di una gustosa e saporita novella proveniente dritta dritta da Artinfo e poi ogni tanto bisogna pur parlare di politica.

Finalmente si parla d’Italia all’estero e questo grazie al liberatorio atto del dealer Massimo Minini che proprio nella mattinata dello scorso 14 novembre ha rilasciato un comunicato stampa all’alba della caduta del governo di Silvione dove è possibile leggere: “L’italia è stata vittima di alcuni semi-dittatori per metà stupidi e per metà calcolatori, essi hanno promesso di far diventar tutti ricchi e felici ma si sono unicamente impegnati ad accrescere i loro possedimenti.

Il MoMa paga 32 milioni di dollari per l’American Folk Art Museum

Come avrete sicuramente letto in altri magazine di settore degli ultimi giorni, Il MoMa, Museum of Modern Art di New York ha intenzione di comprare un edificio nelle vicinanze, sulla 53esima strada. Attualmente l’edificio, progettato da Tod Williams Billie Tsien Architects ed aperto nel 2001, ospita l’American Folk Art Museum, un’istituzione museale che non ha mai incontrato i favori del pubblico.

Per farla breve, nell’arco di un decennio il museo ha raccolto circa 32 milioni di debiti e con la crisi economica le sue casse non hanno retto. Il MoMa dovrà quindi sborsare i famigerati 32 milioni di dollari per aggiudicarsi l’edificio ed ancora non è certo se quest’ultimo rimarrà in piedi o verrà in seguito miseramente demolito. In questi ultimi giorni il celebre magazine d’arte Artinfo ha intervistato alcuni critici di grido, tra cui anche il sempreverde Jerry Saltz, nella speranza di individuare le cause del tracollo del Folk Art Museum.

Bill Viola e Dan Flavin non sono artisti secondo la Comunità Europea

Come si sa la critica contemporanea, gli addetti ai lavori ed i semplici appassionati sono sempre invischiati in annose discussioni su cosa è arte e cosa non lo è. Queste disquisizioni molto spesso divengono chiacchiere da bar ma quando è l’Unione Europea a farle allora c’è qualcosa di più grave sotto.

Infatti il magazine Artinfo ha da poco pubblicato una sbalorditiva notizia secondo la quale le opere di Dan Flavin e Bill Viola in realtà non sarebbero opere d’arte vere e proprie, o almeno così non le riconosce la Comunità Europea. Quindi dal 2011 tutte le gallerie d’arte o comunque chiunque vorrà importare un’opera di Bill Viola o Dan Flavin dovrà pagare il 20 percento di IVA invece del classico 5 percento che normalmente viene sborsato per le opere d’arte (Ovviamente non Italia).