Dal 13 gennaio fino al 28 febbraio 2011 The Flat Massimo Carasi di Milano presenta al pubblico Familiar Abstractions, progetto inedito site specific di Michael Johansson. Il 35enne artista svedese, apprezzato per i suoi spettacolari accorpamenti di oggetti d’uso comune (che spaziano dagli articoli più minuscoli alle sorprendenti cataste di cargo container con tanto di trattori agricoli incastonati all’interno) allestirà un progetto inedito per il piano interrato della galleria, presentando alcune sculture a pavimento ed una opera monocroma site specific di rilevanti dimensioni.
L’opera di Michael Johansson si impernia sulla raccolta e la maniacale misurazione degli oggetti. Tale processo conduce l’artista alla realizzazione di agglomerati eterogenei il cui significato minuziosamente calibrato e sempre differente. Forme e colori sembrano avvinte indissolubilmente, saldate da uno sconcertante magnetismo. Un oggetto comune quale una seduta, rappresenta per Johansson la metafora di uno spazio familiare da organizzare e riempire in ogni interstizio interpretandone ogni volta la natura. Ecco cosa scrive Christian Caliandro a proposito del lavoro dell’artista:
Combustione Ossessiva
Partiamo dall’apparenza. Uno può dire, delle opere di Michael Johansson: “sono le solite accumulazioni di oggetti”. Di roba. È ciò che sembra, soprattutto se immergiamo l’esperienza e la fruizione di questi oggetti nel flusso continuo e distratto di stimoli e informazioni (a ben guardare, un’altra forma – più pervasiva – di accumulazione…). Ma proviamo ad estrarla, ad astrarla (Familiar Abstractions): quello che ci sembrava così familiare e riconoscibile, riconducibile senza troppo sforzo ad una tradizione per giunta declinante, si arricchisce di elementi “perturbanti”. La produzione di questi oggetti compositi e solidi è frutto di un processo dichiaratamente ossessivo. L’ossessione è la griglia che struttura e articola le parti nel tutto: l’ossessione mira a ordinare il caos, a dare forma alla dispersione.
Mentre sto scrivendo, gli oggetti si raccolgono, si accumulano quasi per conto loro. Si posizionano provvisoriamente, in una fase ancora pre-ordine, pre-forma, pre-ossessione. Questi oggetti sono prodotti industriali, beni di consumo comune, utensili di uso quotidiano: in partenza sono quasi sempre privi di una particolare aura ‘propria’, dovuta ad un determinato prestigio del design o dell’autorialità. Possiedono invece, collettivamente, l’aura del luogo di provenienza, o per meglio dire del contesto fisico, storico ed emotivo, dell’ecologia culturale di cui fanno parte integrante.