Se Ai Weiwei fa meglio di Nan Goldin

di Redazione Commenta

Per il suo nuovo numero annuale, il sesto ad esser precisi, il prestigioso rotocalco di alta moda W Magazine ha deciso di assoldare Ai Weiwei il quale ha diretto un bel servizio fotografico dal titolo Enforced Disappearance, incipit sicuramente dettato dalla sparizione forzata operata dalla polizia cinese.

Come ben saprete il coraggioso artista è stato sottoposto per lungo tempo a varie sevizie ed è stato privato della sua libertà di movimento. Lo scoppiettante servizio è stato quindi annunciato come la prima opera newyorchese di Weiwei dopo i tempi della prigionia. L’artista ha ovviamente collaborato a distanza, prima tramite email e successivamente tramite Skype, fornendo le direttive e le idee necessarie alla realizzazione fisica delle foto in questione. Insomma il nostro Weiwei ha per certi versi seguito il metodo produttivo di Sol LeWitt il quale era solito inviare a distanza le direttive per eseguire le sue gigantesche composizioni murali. Le immagini “condotte” da Weiwei sono in tutto cinque e sono incentrate sul conflitto tra individui ed autorità in merito a divergenze economiche, politiche o religiose. Il fotografo che ha materialmente scattato le immagini è Max Vadukul, artista originario del Kenya che ha a lungo collaborato con il New Yorker GQ, Mademoiselle, Vogue e Rolling Stone, fotografando un impressionante numero di celebrities del calibro di Amy Winehouse e tantissime altre. Gli scenari delle foto, come già anticipato, riflettono le violenze subite da Weiwei. Ecco quindi che i protagonisti subiscono strattonamenti, arresti, interrogazioni e torture, il tutto in chiave molto patinata e con i classici modelli vestiti di tutto punto.

A differenza del disastro concepito da Nan Goldin per la nuova serie di scarpe di Jimmy Choo (che di fatto ha completamente spersonalizzato il suo stile, virando nella fotografia commerciale e “costruita”), Ai Weiwei è riuscito mantener viva una certa drammaticità, mescolando delicatamente ed astutamente gli stereotipi della fashion couture e della fotografia artistica.

 

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