Parliamo di politica non di musei

di Redazione Commenta

In un precedente articolo mi ero soffermata sulla trasformazione dei poli culturali internazionali in semplici aziende regolate da meccanismi economici e quindi poco inclini alle decisioni di natura per così dire creativa. Ebbene, la scena italiana sembra totalmente affascinata da questo inesorabile passaggio da museo ad azienda-museo. Negli ultimi giorni il ministro Giancarlo Galan ha pensato bene di sostituire il presidente della Biennale Paolo Baratta con Giulio Malgara, un “fedelissimo” del Premier poco avvezzo all’arte e ben più a suo agio su questioni economico-finanziarie.

Visto il buon operato di Baratta, bastava già questo a lasciarci basiti, ma le sorprese con questo governo non finiscono mai. Ecco quindi che Galan ha pensato bene di rialzare la posta e rimediare così al torto fatto a Baratta, offrendogli la presidenza della fondazione MAXXI di Roma, istituzione che sino ad ora è ancora ferma ad un lento rodaggio. A cose fatte però potrebbe sorgere un nuovo malcontento, sarebbe a dire quello di un Pio Baldi furioso per la possibile detronizzazione. Giri di valzer e di poltrone, inciuci politici e favori. Se prima parlavamo di azienda-museo, adesso parliamo di museo-ministero. E’ ridotta a questo l’arte, a servir da regno polivalente che può essere tranquillamente conquistato da tutti, senza l’ausilio di tre carrarmatini. In questo siamo forse i primi al mondo ad aver ideato questa formula per tirar fuori un’ulteriore poltrona.

Programmazione, sostegno e sviluppo per la comunità creativa e proposte interessanti oltre che didattiche per il pubblico, di questo chi ne parla più? A questo punto non riesco più a percepire il senso di determinate cose, a nulla vale una specializzazione nel campo culturale come a nulla vale un’esperienza in tal senso. Questo stato delle cose ci ha dimostrato che la politica, l’economia e gli “agganci”, valgono più di mille esperienze o attitudini. A questo punto proporrei di suddividere i posti nei musei seguendo i risultati delle elezioni. Per quanto riguarda la programmazione si potrebbe affidare il tutto ad un bel consulente esterno profumatamente pagato. Per il resto dello staff, rigorosamente amici di politici e nipoti vari. Ammesso che questo già non succeda abitualmente anche oggi.

 

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