13. Mostra Internazionale di Architettura, il tema scelto da David Chipperfield è Common Ground

Manca poco più di un mese alla 13. Mostra Internazionale di Architettura, che si svolgerà dal 29 agosto al 25 novembre 2012 ai Giardini e all’Arsenale (vernice 27 e 28 agosto 2012), nonché in vari luoghi di Venezia. Il tema scelto da David Chipperfield per la 13. Mostra Internazionale di Architettura è Common Ground. David Chipperfield ha dichiarato: “Voglio che questa Biennale renda omaggio a una cultura architettonica vitale e interconnessa che si interroghi sui territori condivisi, intellettuali e fisici. Nella selezione dei partecipanti la mia Biennale favorirà la collaborazione e il dialogo, che considero il cuore dell’architettura, e il titolo fungerà anche da metafora del terreno di attività dell’architettura.

Mi interessano gli elementi che accomunano gli architetti, dalle condizioni della pratica architettonica alle influenze, collaborazioni, storie e affinità che inquadrano e contestualizzano il nostro lavoro. Vorrei cogliere l’occasione di questa Biennale per potenziare la comprensione della cultura architettonica e per valorizzare le continuità filosofiche e pratiche che la definiscono. Il titolo ‘Common Ground’ allude esplicitamente anche al terreno fra edifici, agli spazi della città. Vorrei che i progetti esposti alla Biennale indagassero in profondità il significato degli spazi creati dagli edifici: gli ambiti politici, sociali e pubblici di cui l’architettura fa parte. Non voglio smarrire il tema dell’architettura in un pantano di speculazioni sociologiche, psicologiche o artistiche, ma piuttosto cercare di ampliare la comprensione del contributo specifico che l’architettura può dare nella definizione del terreno comune della città.

Orgoglio Italiano: Massimiliano Gioni curerà la Biennale del 2013

La Biennale di Venezia della povera Zia Bice Curiger sarà ricordata (o forse dimenticata) come una delle più tiepide di tutti i tempi, non un successo su scala mondiale come quella di Achille Bonito Oliva ne un fallimento totale come quella di Hans-Ulrich Obrist e Rirkrit Tiravanija bensì una linea ordinata senza troppe emozioni. Del resto sono sempre i primi e gli ultimi ad esser ricordati ma tutto ciò che rimane nel mezzo viene presto dimenticato.

L’unica nota dolente che terrà viva nella nostra memoria il ricordo della 54esima Esposizione internazionale d’Arte è il Padiglione Minestrone Italia™ di Vittorione Nazionale©, un disastro senza precedenti che ha contribuito ad affossare definitivamente la creatività del nostro martoriato Stivale. Eppure la speranza è sempre l’ultima a morire è come avevamo già scritto in un nostro precedente articolo, una volta toccato il fondo non c’è altro da fare che risalire. Ecco quindi che finalmente la Biennale gioca una carta importante che potrebbe gettare una luce di speranza per il versante italiano, già perché in queste ultime ore la prestigiosa kermesse presieduta dal redivivo Paolo Baratta ha nominato nientemeno che Massimiliano Gioni al timone della nave.

Baratta torna in Biennale, l’unica vera notizia della nostra arte nazionale

“Dopo lunghi mesi di intrighi politici Paolo Baratta é stato rinominato presidente della Biennale di Venezia“. Questo il titolo della notizia pubblicata oggi dal celebre quotidiano online Artinfo. Nulla di strano, direte voi, se non per il fatto che di fatto questa è l’unica notizia riguardo l’arte italiana pubblicata da un magazine d’arte internazionale negli ultimi mesi.

I brogli politici sono l’unica cosa che riesce a far cassetta all’estero, quando si parla della creatività del nostro paese. Di certo il ritorno di Paolo Baratta non può che farci piacere, egli è stato infatti l’artefice di una vera e propria rinascita della Biennale ed ha contribuito a rendere tale manifestazione ancor più prestigiosa agli occhi del pubblico internazionale. Come ben ricorderete, qualche settimana or sono Silvio Berlusconi aveva tentato di detronizzare Baratta per insediarvi al suo posto Mr. Giulio Malgara, “inventore” dell’Auditel, grande amico dell’ex premier nonché figura totalmente impreparata per quanto riguarda il versante artistico.

Paolo Baratta resta alla Biennale di Venezia

Dell’alto tasso di berlusconismo all’interno della scena dell’arte contemporanea nostrana ne abbiamo parlato giusto pochi giorni fa ed abbiamo velocemente analizzato vizi e comportamenti di un sistema allo sbando. Una delle più grandi vittime del berlusconipensiero è stata la nostra cultura istituzionale. Tra Bondi e Sgarbi infatti (tanto per citar i due nomi più lampanti) l’Italia della cultura è riuscita a raggiungere il punto più basso mai toccato da qualsiasi altro malgoverno.

Ora il regime berlusconiano è crollato, il monumento è stato abbattuto ma come già detto è ancora troppo presto per festeggiare. Politicamente ed economicamente a muovere i fili del burattino-Italia sono la comunità Europea e le grandi agenzie di rating americane che fanno il bello ed il cattivo tempo tramite “opinioni” basate sul nulla. Va detto però che la caduta di Silvio sta già portando alcuni incoraggianti cambiamenti, almeno per quanto riguarda il bieco balletto di poltrone regalate ad amici e nipoti. Come ben ricorderete, il ministro Galan aveva già deciso di detronizzare Paolo Baratta e mettere alla guida della Biennale di Venezia tale Giulio Malgara, vale a dire il fondatore di Auditel e grande amico di Silvio Berlusconi.

Parliamo di politica non di musei

In un precedente articolo mi ero soffermata sulla trasformazione dei poli culturali internazionali in semplici aziende regolate da meccanismi economici e quindi poco inclini alle decisioni di natura per così dire creativa. Ebbene, la scena italiana sembra totalmente affascinata da questo inesorabile passaggio da museo ad azienda-museo. Negli ultimi giorni il ministro Giancarlo Galan ha pensato bene di sostituire il presidente della Biennale Paolo Baratta con Giulio Malgara, un “fedelissimo” del Premier poco avvezzo all’arte e ben più a suo agio su questioni economico-finanziarie.

Visto il buon operato di Baratta, bastava già questo a lasciarci basiti, ma le sorprese con questo governo non finiscono mai. Ecco quindi che Galan ha pensato bene di rialzare la posta e rimediare così al torto fatto a Baratta, offrendogli la presidenza della fondazione MAXXI di Roma, istituzione che sino ad ora è ancora ferma ad un lento rodaggio. A cose fatte però potrebbe sorgere un nuovo malcontento, sarebbe a dire quello di un Pio Baldi furioso per la possibile detronizzazione.

Malgara presidente della Biennale ma non tutti sono contenti

Un interessante articolo pubblicato su The Art Newspaper può aiutarci a comprendere cosa pensa il resto del mondo dell’arte riguardo la recente notizia della cacciata di Paolo Baratta dalla presidenza della Biennale di Venezia, rimpiazzato da Giulio Malgara. Il magazine ci informa che la Biennale, anche grazie al lavoro svolto da Baratta (dal 1998 al 2000 e dal 2007 ad oggi), è divenuta una manifestazione ancor più nota e prestigiosa che riesce a coprire autonomamente l’80 percento delle sue spese.

Ricapitolando, qualità e prestigio ci sono ed anche i soldi non sembrano mancare, ed allora il problema dove risiede? Secondo The Art Newspaper, il quale rafforza una tesi ormai ampiamente sostenuta dalle nostre parti, il problema è di natura politica. Tuttavia gli scettici in merito alla nomina sono molti, The Art Newspaper parla di: “Un grande imprenditore che ha portato in Italia grandi brands americani come Gatorade e Quaker ed ha fondato la società di statistiche televisive Auditel. Malgara però non ha mai mostrato interesse nel settore culturale a differenza di Baratta che è nel consiglio direttivo di molti organismi culturali”.

Paolo Baratta, Luca Beatrice, Anita Ekberg ed il nuovo cinema Sgarbi

Alle prese di posizione del Vittorione Nazionale©, escluso dall’ennesima carica pubblica, il presidente della Biennale Paolo Baratta ha risposto con queste parole apparse sul Corriere del Veneto: «Per la mostra che realizza lì ha già chiamato vari intellettuali: è un bellissimo esercizio di analisi dello spaccato storico della società italiana e dei suoi rapporti con l’arte, un luogo dove si discute, si parla e non soltanto si rappresenta. È una bella cosa, per cui, per carità, la faccia!».

Il Giornale pubblica invece un’accorata e profumata lettera d’amore di Luca Beatrice indirizzata al nostro Vittorione: “Caro Vittorio, se è vera la tua intenzione di rinunciare alla curatela del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia, ti prego ripensaci(…) Questo potrebbe essere l’ultimo spazio che ci verrà dato prima che ritorni la restaurazione, e con essa quei padiglioni rigidi e frigidi, privi di sensualità e coraggio(…)

Newyorkesi a Venezia

Gli artisti newyorkesi avranno un ruolo fondamentale alla prossima Biennale di Venezia, ” Ci saranno tantissimi artisti americani in questa edizione e la maggior parte di loro vive e lavora a New York” questo il commento di Daniel Birnbaum direttore e curatore della grande manifestazione.

Come è noto la biennale ha un grande impatto sul mercato dell’arte e sulla carriera degli artisti che vi partecipano  e non è un segreto il fatto che molti affari iniziano alla biennale per poi concludersi alla fiera di Art Basel che apre puntualmente la stessa settimana della manifestazione veneziana. Tuttavia Paolo Baratta, presidente della Biennale, ci tiene a precisare che il lavoro di Birnbaum non ha niente a che vedere con il mercato e le quotazioni dell’arte contemporanea, viene quindi da pensare che implicitamente Baratta ci vuole comunicare che gli artisti presenti alla kermesse sono stati tutti convocati in nome della sperimentazione artistica e non secondo oscuri meccanismi e scelte pilotate dal sistema.