Siamo ancora Postmoderni? Si, lo siamo

di Redazione Commenta

Sono figlia di un’epoca. Classe 1984 per la precisione. Quello che sperimento e vivo tutti i giorni è sicuramente questa frenetica contemporaneità ma la mia appartenenza, le mie radici, la mia storia le ho sempre sentite lontane e cercate altrove, talvolta attraverso letture, studi critici o documentativi. Un giorno ne ho scovato l’essenza semplicemente recandomi al Victoria &Albert Museum.

POSTMODERNISM, Style and Subversion 1970 – 1990. All’ingresso della mostra un neon fluorescente ne ricorda il contenuto. E’ l’inizio di un percorso attraverso 30 anni di storia dal 1970 al 1990. Ma qual è il suo significato e da cosa esso deriva? Sicuramente è uno dei movimenti culturali più controversi. TEATRALE-TEORICO-ROVINOSO-RIDICOLO-LUSSURIOSO questi sono gli aggettivi adeguati alle percezioni visive che si accumulano durante il percorso. Il Postmodernismo si sviluppò in tutti gli ambiti culturali, dall’arte all’architettura, dal design alla moda, dalla musica alla letteratura, passando attraverso religione, psicologia e sociologia.

In netto contrasto col modernismo, profeta di idee di derivazione illuminista quali razionalità, obiettività e progresso, esso sottolineò come le condizioni economiche della nostra epoca avessero plasmato una società centralizzata dominata solo dai media, dove le idee sono semplici simulacri, rappresentazioni autoreferenziali e copie tra di loro, mentre mancavano fonti di comunicazione e di senso realmente autentiche e stabili.

La colpa secondo i Postmoderni è della globalizzazione che ha creato una società globale, interconnessa e culturalmente pluralistica, priva di una comunicazione e produzione culturale. Lo vedo, lo sento, percepisco tutto il loro messaggio spostandomi da una sala all’altra. Attraverso la” Strada Novissima” di Hans Hollen esposta nel 1982 durante la Biennale di Venezia o mentre vengo rapita dalle immagini di Blade Runner che narrano di una società distopica e indesiderabile sotto tutti i punti di vista.

Entro in contatto con gli eccezionali lavori di design tutto italiano degli Studio Alchimia e dello Studio Memphis. Capto tutta l’energia del post-punk attraverso i video all’avanguardia della New Wave. Il tutto accompagnato dalle colonne sonore di Grace-Jones, regina della disco-music, e di Vangelis. La serigrafia del dollaro del 1981 di Andy Warhol, testimonia il rapporto del postmodernismo col denaro: esso divenne infatti lo stile perfetto del consumismo e della cultura aziendale. E questa fu la sua rovina, il Postmodernismo è crollato proprio sotto il peso del suo stesso successo.

Il percorso all’interno della mostra è stato ultimato, tutti i fondamenti di una cultura vengono a coincidere in un’unica sola coordinata che è quella della comunicazione di un movimento. Grazie a questo breve ma intenso viaggio nel tempo so da dove provengo, so chi è mia madre. E la domanda che emerge alla fine è: Siamo ancora postmoderni? Si, io lo sono.

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