Movimenti quotidiani svelati alla Lorcan O’Neill

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Corpi nudi che si adagiano su tele per imprimere, come impronte, movimenti ponderati prima di denudarsi. Un’azione performativa celata al pubblico, tuttavia intuibile nei lavori site-specific realizzati da Juliana Cerqueira-Leite (São Paulo, 1981, vive e lavora a Brooklyn) all’interno dello Street-View della galleria romana Lorcan O’Neill nelle settimane precedenti l’inaugurazione della mostra ‘Procede-Proceed’, per essere ospitati presso lo spazio di via Orti d’Alibert fino al 24 febbraio. Juliana è un’eclettica artista e curatrice brasiliana. Ha studiato presso la London’s Slade School of Fine Art e al Camberwell College of Art di Londra. Ha esposto a livello internazionale in Lituania, California e Londra. Nel 2006 ha vinto il Premio Kennetj Armitage per la scultura e nel 2010-11 una fellowship presso l’A.I.R. Gallery di New York.

Entrando nell’unica sala espositiva lo spettatore nota, in primis, la scultura Pull Up (gesso su una base di legno, 2012) posta al centro. Il termine inglese indica l’atto del ‘tirare a sé’ il gesso bagnato. Un gesto ripetitivo alternato ad una serie di ‘break’, necessari per far sì che il materiale si rapprenda, fino ad assumere le fattezze delle sue membra, generando un calco della scultrice in continuo divenire. Accovacciata all’interno di una casseforme, l’autrice inizia a plasmare l’agglomerato, per poi alzarsi verticalmente con essa fino a conquistare la posizione retta. Ne deriva una reciproca collaborazione: se inizialmente è Juliana a fare da sostegno al composto minerale, successivamente, è l’opera a ricambiarle il favore poiché, avendo raggiunto un altezza pari a quella dell’artista, quest’ultima può salire sopra il suo basamento per ultimarla. La resa finale ci restituisce ogni singola mossa, ciascun dettaglio corporeo, anche intimo, di colei che ha letteralmente creato l’oggetto scultoreo.

Un secondo e più ampio colpo d’occhio sullo spazio espositivo consente al fruitore di osservare i 5 grandi pannelli sistemati sulle pareti. Per la loro esecuzione l’artista brasiliana ha ricoperto interamente le sue nudità con inchiostro nero o blu registrando, su candide tele, singoli movimenti precedentemente studiati. In un secondo tempo, vi interviene con matite colorate connettendo ed evidenziando il passaggio da una posizione all’altra. Ogni tinta rappresenta una specifica direzione: ad esempio il rosso è sinonimo di un moto verso il basso, mentre il verde equivale ad uno spostamento verso l’alto. Tale legenda semplifica la lettura e la ricostruzione dell’azione inscritta sul supporto.

Osservando questi body-painting è impossibile non pensare a un personaggio cardine dell’arte contemporanea come Yves Klein e alle sue Anthropométries. Tuttavia, la ricerca del francese è improntata alla conquista dell’incorporeità, della purezza assoluta. La Cerqueira, invece, utilizza il proprio fisico per svelare ciò che si cela nel visibile ovvero una movenza quotidiana che si manifesta solo nell’attimo in cui viene eseguito, per svanire subito dopo nel nulla. Tali sequenze motorie sono catturate e rese maggiormente percepibili attraverso tracce che ne sottolineano la traiettoria.

Concetto, questo, adeguatamente espresso nella serie fotografica Proceed/Proceed (inchiostro e matite colorate su tela, 29x35cm, 2012), da cui prende il nome l’esposizione. In ognuna delle dieci istantanee, collocate nell’esiguo corridoio posto in fondo alla sala, la figura dell’autrice è ritratta in diverse pose, oscurata da cerchi colorati sovrapposti, ognuno corrispondente a una specifica zona mobile della sua massa corporea. Lo scopo è redigere una rappresentazione grafica della gamma dei movimenti possibili ed effettuabili dagli arti, testa e bacino compresi, e della loro estensione. Il corpo di Juliana nascosto dalla mescolanza dei toni conferma che la sua è un’indagine improntata alla resa concreta di moti immateriali.

 

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