Se Yelp diventa una piattaforma critica

di Redazione Commenta

In questi giorni, ad esser precisi lo scorso venerdi, Yelp inc. ha fatto il suo ingresso nel difficile mondo della borsa di Wall Street. Per quanti di voi non lo conoscessero, Yelp è una sorta di social network dove gli utenti possono creare un account personale ed in seguito scrivere delle vere e proprie recensioni sulle attività commerciali ed i servizi delle loro città. In Italia Yelp è stato lanciato verso la fine del 2011 mentre negli States la piattaforma esiste già da diversi anni, vale a dire dal “lontano” 2004.

Dovete sapere che Yelp conta 63 milioni di visitatori unici al mese ed i suoi utenti hanno scritto circa 21 milioni di recensioni. Con un bacino di recensioni così ampio era inevitabile che prima o poi si finisse a parlare di arte contemporanea. Ed il bello è che molti grandi nomi della critica internazionale, come Jerry Saltz ad esempio, hanno iniziato a postare le loro recensioni su Yelp. Ma anche l’utente ha spazio per dire la sua, ed ecco che anche le più blasonate gallerie degli Stati Uniti devono per forza di cose passare sotto la scure della critica popolare. Tra i dealers più gettonati figurano Moss Gallery, Jonathan Levine ma anche Pace e Gagosian.

Alcune critiche sono davvero spassose come quella di Jon  S. Da New York che ha così commentato su Gagosian: “Andare ad un vernissage di Larry Gagosian è come andare ad una presentazione di Steve Jobs per un nuovo gioiellino di casa Apple. Nel senso che anche da Gagosian viene svelato qualcosa di appetibile e soprattutto alla moda e tutti sono felici e contenti come in una masturbazione di gruppo”. Ma di commenti del genere se ne possono trovare tantissimi all’intenro del sito. Il guaio è che questo vezzo della critica d’arte ad appannaggio di tutti rischia prima o poi di svilire sia la professione che l’arte contemporanea stessa. Per adesso ridiamo.

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