Devo ammetterlo. Inizio a pensare che Charlie Brooker, classe 1971, sia veramente un autore di alto livello.
Avevo già tessuto le lodi di Dead set proprio in questa rubrica. Una serie horror che mescolava il Grande Fratello con George Romero raggiungendo livelli di tensione, di parodia, di sarcasmo assolutamente interessanti.
Black mirror fa di più. Ci porta in un futuro “specchio nero” di noi.
Un mondo ipertecnologico esasperante le caratteristiche negative di questo presente.
Non è una vera serie, non c’è un protagonista che ritorna, come già accadeva in Twilight zone, o più recentemente in Master horror, ma il punto non è nemmeno il genere, fantascienza o horror.
Il punto è il colpo che ti da.
Il futuro che ci specchia è affrontato in tre maniere molto diverse.
Tre luoghi diversi della mente e del costume sono approfonditi nelle tre uniche puntate: la politica, lo spettacolo che tutto ingloba, il voyerismo.
Molti i “sotto-punti” latenti: l’ambizione, la morbosità, un super-guardare asfissiante, la pubblicità. Tutto già a dire il vero sotteso ma presente oggi.
Cosa succederà quando la tecnologia porterà i nostri mali (specchio nero, oscuro essere, titolo perfetto) al loro livello tecnologico più alto, alla saturazione delle nostre morbose “insinuose” (parola inesistente: sinuoso insinuarsi simbolo di oscurità) malattie latenti?