ALI KAZMA – INTIMACY

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Dopo Obstructions, prima personale dell’artista da Francesca Minini, Ali Kazma presenta dal 21 marzo INTIMACY, seconda mostra presso la galleria in cui espone tre lavori video: Taxidermist, Cuisine e Absence. I primi due fanno parte della serie Obstructions che racchiude 17 video attraverso i quali Ali Kazma documenta varie attività umane legate ad aspetti quali produzione, creazione, manutenzione e riparazione indagando la condizione di lavoro dell’uomo, sia esso artigianale che industriale.

I video della serie Obstructions sono stati girati in macelli, fabbriche di jeans, laboratori, acciaierie, importanti aziende, l’artista stesso ha lavorato con macellai, ballerini e artigiani: tutte queste figure, anche se da prospettive diverse, si relazionano in qualche modo con l’uomo e il ‘corpo’. Taxidermist (2010) prosegue questa ricerca attraverso una riflessione sul processo di imbalsamazione. La storia di questo procedimento è molto ricca e affascinante e in essa si può ritrovare il nostro approccio spesso confuso e contraddittorio con la morte e ovviamente con il suo opposto, la vita. Per questo video girato in collaborazione con la Fondation d’Enterprise Hermes per il progetto itinerante H-Box, Ali si è recato a Fuhlendorf in Germania dove ha seguito il lavoro di Dirk Opalka.

In Cuisine (2010) Ali Kazma si trova nella cucina di un grand hotel nel Morvan (Francia), il Relais Bernard Loiseau, per rivelare meccanismi, macchinari e alcuni segreti della cucina. Lo sguardo dell’artista si posa sul lavoro dello chef Patrick Bertron e del suo staff e ci fa riflettere su come il mondo della gastronomia sia particolare, preciso, difficile, ricco di regole, ma allo stesso tempo molto affascinante. In cucina assistiamo alla sublimazione di prodotti di uso quotidiano attraverso la tensione dei gesti, i ritmi intensi, i suoni decisi, il calore dei fornelli, fino a raggiungere una perfetta armonia di gusti.

Absence (2011) è un recente progetto di Kazma, un video a due canali che ci accompagna in Olanda all’interno di una base NATO abbandonata.  Attraverso immagini quasi fotografiche in cui non si avvertono movimenti o la presenza dell’uomo, Ali Kazma cala in una cupa atmosfera di meditazione ciò che resta di un luogo che in passato ha avuto un ruolo molto importante in decisioni militari. L’edificio ha un’architettura semplice, pulita, è razionale, funzionale e totalmente in contrasto con i suoi obiettivi di guerra che portavano devastazione, disordine e squilibrio. Un video delicato nella forma, ma che presenta immagini molto forti e grazie ad un montaggio esperto gioca alternando forti sensazioni di disagio a un senso di serenità. È interessante notare come gli elementi naturali cerchino implacabilmente di ricoprire questo posto quasi rivendicando i propri spazi e seppellendo così gli orrori del passato riuscendo a donare un nuovo senso di armonia a questi luoghi.

L’essere e l’anima di questi tre video di Ali Kazma sono il risultato di una tensione tra uomo e natura. In queste opere si attua una battaglia che è frutto della reciproca appartenenza fra le due dimensioni che l’artista sa riunire nella semplicità e nell’intimità della loro relazione.

 

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