DESTE foundation cancella la mostra inappropriata

di Redazione Commenta

Ogni anno una nutrito drappello di collezionisti, dealers ed altri personaggi di spicco dell’art world internazionale decide di prendersi una bella “vacanza” e di recarsi in pellegrinaggio a Hydra, arcadica isola greca dove regna incontrastato Dakis Joannou il signore e sovrano di DESTE foundation. Solitamente al giocattolino privato di Joannou possono accedere circa 300 persone, tutte facenti parte della stretta cerchia di “amici”.

Hydra è quindi il simbolo dei poteri forti dell’arte contemporanea, di quel sistema fatto di esclusivismo ed ostentazione che dalle nostre parti (forse per fortuna) è solo un piccolo sogno. Una semplice chimera che talvolta rivive nei party oziosi e tracotanti del Lido in Biennale. Ebbene quest’anno la mostra di Urs Fischer e Josh Smith ospitata sull’isola del buon Dakis e prevista per il 17 giugno scorso è stata cancellata, anzi per meglio dire spostata all’estate del 2013. “La mostra coincideva con le elezioni. Se avessimo scelto di spostarla di una settimana non sarebbe venuto nessuno, tutti sono già molto impegnati con i loro piani per le ferie estive.” Ha dichiarato Joannou alla stampa internazionale. In realtà le ragioni di questa cancellazione in fretta e furia sono da ricercarsi nella terribile crisi economica che ha colpito la Grecia in questi ultimi tempi. Alcuni invitati all’evento hanno infatti dichiarato che un evento così esclusivo e pomposo sarebbe andato letteralmente a cozzare con la drammatica situazione dell’intera nazione ellenica.

E dire che nelle precedenti mostre il buon vecchio Dakis ci aveva abituato a sfarzi senza fine, come Matthew Barney intento a servire una cena di carne di squalo o la vetrina con disegni di Elizabeth Peyton ripescata dalle acque dell’isola da un pescatore, o ancora Doug Aitken ed il suo screening del film con Chloe Sevigny che naviga su una zattera nel mare Egeo. Ma il nostro Joannou non crede di essere scaduto nel cattivo gusto: “ho sbagliato solo tempo, non credo che l’opening di una mostra sia un evento inappropriato”. Peccato che spesso e volentieri si tratta di un grande circo e non di una mostra.

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