Letture di Difesa: Serial Killer

di Redazione Commenta

“Leggo per legittima difesa.” (Woody Allen)

Riprendo dopo la pausa estiva con la nuova rubrica di difesa a favore della lettura. Voglio porre un attimo l’attenzione su un piccolo caso o meglio su qualcosa di cui mi sono reso conto affrontando la lettura di un libro.

Da bravo appassionato di killer, di horror e di suspence, non ho potuto esimermi dall’affrontare la lettura del libro Serial Killer scritto a due mani dallo scrittore di noir Carlo Lucarelli e dal criminologo Massimo Picozzi. L’accostamento è magistrale poiché i dati sui metodi di indagine, sugli archivi e altri elementi scientifici si mescolano alla sapienza narrativa di Lucarelli.

Tuttavia la cosa di cui mi sono reso conto è la seguente: mi stavo inoltrando nell’orrore del realmente accaduto con l’angoscia e il misterioso fascino subito dalla coscienza della veridicità dei fatti.

Molto spesso ho raccontato di come nel cinema horror ci sia sempre stata una tendenza al tentativo di rendere le cose spaventose assicurando o fingendo di assicurare che siano successe davvero. Così dal film sulla storia realmente accaduta si è di recente passato al mockumentary, che simula la presa diretta o la registrazione di eventi catturati mentre sono in corso.

Questa per me è stata la finestra verso il libro di Lucarelli-Picozzi in cui la parte scientifica, quella che parla dei metodi investigativi o dei processi, o della schizofrenia, sebbene corredo interessante e forse fondamentale, non compete in ansia da lettore con la narrazione degli eventi terribili e, in quanto reali, realmente paurosi.

Tuttavia il solo addentrarsi nei meandri della peggiore psiche umana è però un esperienza terribile tanto quanto il sapere e il seguire la narrazione di cosa in essa è possibile.

Ad esempio sapere che la schizofrenia nei serial killer è riconosciuta solo in una percentuale molto bassa, che quelli “imprendibili” hanno quozienti intellettivi molto alti e che non sono affatto in preda a impulsi misteriosi che gli impediscono di agire secondo volontà, tant’è che rinunciano all’azione nefasta se il luogo non è sicuro o se si sentono in pericolo. Insomma quello che sanno fare è cambiare idea, premeditare un azione con poche tracce e cancellare le rimanenti… un pò troppo per essere solo poveri disturbati. Le mie curiosità venivano appagate. Fortunatamente il libro non è affatto una mitizzazione del male anzi ne è lontanissimo, non giustifica non mitizza nulla, devo dire che mi è parso oggettivo e indagatore, scrutatore del male, della malattia e anche dei metodi di indagine preventiva o successiva credo con competenza.

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