Cose belle e sogni grandi – Diamo alla Fondazione Trussardi ciò che è della Fondazione Trussardi

“Due sono i modi di stare al mondo: da pellegrini o da viandanti. I primi hanno un traguardo sicuro e vanno, seppur con qualche comprensibile esitazione, dritti per il loro percorso. I viandanti invece perdono quasi subito la strada maestra, non hanno ben chiaro l’obiettivo del loro movimento, per curiosità o timore, imboccano altre vie, passano per itinerari e paesi lontani, spesso tornano sui propri passi. Forse, come disse Samuel Beckett a Charles Juliet, tutti dobbiamo trovare la strada sbagliata che ci conviene”. (Vado a vedere se di là è meglio, di Francesco M. Cattaluccio)

Vorrei credere che sia davvero così, che i lavoratori del mondo  dell’arte (critici, curatori, galleristi e artisti) siano tutti viandanti, capaci di osare, di cambiare direzione e di non stancarsi mai di cercare nuove strade. La realtà ovviamente è che qualcuno lo è, qualcuno meno e ad ogni assegnazione di premio o riconoscimento le accuse e le critiche si sprecano, e i giochini ci sono e il denaro piace a tutti.

Quello che conta per me è non smettere di indicare con forza la strada giusta e nel frattempo godere delle occasioni in cui il lavoro è ben fatto a servizio dello spettatore. Una di queste, senza sorprendere, è l’esposizione organizzata dalla Fondazione Trussardi per celebrare i cento anni della griffe.

Giovedì Difesa: Kill me please

Per fortuna ci sono anche alcuni premi che fanno si che film come questo escano nelle sale. L’ho visto nella sala piccola al 4 fontane, ovviamente, poco più grande di alcune tv HD che si narra i ricchi posseggano, se ne esistono ancora. Purtroppo l’ho visto doppiato, ma a quello mi sono arreso.

Kill Me Please è l’opera seconda del regista francese Olias Barco, già autore di «Snowboarder» del 2003, film di cui ignoravo l’esistenza e che mi riprometto di trovare al più presto e magari recensire qui. Il film, come dicevo, per fortuna è stato vincitore del Marco Aurelio d’Oro all’ultimo Festival di Roma. Prodotto dalla casa di distribuzione Archibald, a quanto leggo è stato girato in sole tre settimane, con risicatissimo budget e una troupe minima. Difficile pensare che lo avremmo visto senza “premi” in curriculum.

Artefiera 2011, alcune considerazioni sparse

C’era più gente, c’era meno gente. Anzi c’erano meno parvenus e più intenditori ma a pensarci bene c’erano meno intenditori e più parvenus.  E dobbiamo dire che abbiamo visto galleristi disperati per le poche vendite, anzi a pensarci bene la maggior parte delle gallerie erano soddisfatte per le buone vendite. Ed abbiamo visto sempre le solite opere ma a pensarci bene quest’anno le opere erano tutte diverse. Questa è Artefiera Bologna, tutti vorrebbero tastarle il polso ma ogni possibile stima si riduce solo ad una chiacchiera da bar, un giudizio molto personale che tale rimane, la fiera è sempre la fiera.

Certo molte gallerie hanno disertato e forse si è trattato di un attimo di pausa per riorganizzare le idee ma i più maligni parlano di perdita di smalto e di collezionisti da parte della celebre manifestazione. Si sono visti in giro molti “bollini rossi” su opere meno costose e multipli ma il disperato momento di crisi economica in cui tutti ci troviamo esercita ed eserciterà ancora per molto tempo una determinante pressione sulle compravendite d’arte, nulla di male quindi se i collezionisti tendono ad essere più guardinghi.

Il percorso della memoria nell’arte contemporanea

Per il nostro paese, che sembra avere un rapporto difficile con la memoria storica, ancora un’occasione di riflessione. Il 25 gennai si è inaugurata a Roma,  presso la Ermanno Tedeschi Gallery di Roma, la mostra Per non dimenticare. Le forme culturali della memoria nella rappresentazione della shoà, a cura di Giorgia Calò.

L’intento della mostra dal respiro internazionale, è di tracciare attraverso l’esperienza di 14 artisti un percorso della memoria che riproponga forme e contenuti inserendoli nel contesto più ampio dell’elaborazione per ciò che è stato. Tra gli artisti spiccano Menashe Kadishman, che ripropone un’istallazione del 1999 intitolata Shalechet. Fallen Leaves precedentemente presentata al Museo della Shoà di Berlino. L’opera interamente realizzata in ferro, appare come un’insieme di volti deformati dall’orrore ma che al tempo stesso di fondono, perdono identità.

Su Exibart.onpaper Vittorio Sgarbi svela alcuni dei suoi nomi

Lino Frongia, presenza data per certa alla prossima Biennale

Leggevo ieri su Exibart.onpaper la pregevole intervista di Massimo Mattioli a Vittorio Sgarbi sui nomi che il celebre critico/storico dell’arte avrebbe intenzione di piazzare all’interno del Padiglione Italia della Biennale di Venezia edizione 2011. Devo dire che le parole del Vittorione Nazionale mi hanno decisamente confusa. Ci sarà la presenza dei giovani artisti all’interno degli 89 Istituti Italiani di Cultura all’estero e vengono citati Luisa Rabbia, Andrea Galvani, Francesco Simeti, Andrea Mastrovito, Gaetano Pesce ed Eva e Franco Mattes.

Questo mi è sembrato un buon inizio ma per quanto riguarda il Padiglione Italia le cose sono un tantino incerte. Sgarbi parla di una presenza certa di Maurizio Cattelan e di Vanessa Beecroft ed Enzo Cucchi, collocati in una sede speciale. Personalmente ricordo di aver lanciato una fin troppo rocambolesca previsione in un articolo del 3 settembre 2010 dove verso la fine è possibile leggere:

Giovedì Difesa: Lo sguardo di Ulisse

Chi l’ha detto che devo parlare solo del presente… ci sono film nostalgici… e per avere nostalgia di quei film nostalgici bisogna che sia passato del tempo. Altrimenti non hanno ancora compiuto correttamente il loro corso.

Il film durante le cui riprese venne a mancare il nostro Gian Maria Volontè è il film di cui parlo. Girato dal regista Theo Angelopoulos nel 1995, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 48º Festival di Cannes. Lo sguardo di Ulisse è coprodotto da Grecia, Italia, Germania, Gran Bretagna e Francia. Bei tempi quelli delle coproduzioni.

Globartmag visita la VIP art fair la prima fiera virtuale – parte 2

Analizzando le presenze degli artisti in mostra emergono interessanti risultati circa l’andamento di mercato: Elmgreen & Dragset hanno piazzato 7 opere in 5 diverse gallerie ( ART, Galerie Emmanuel Perrotin, Galleri Nicolai Wallner, Galleria Massimo De Carlo, Victoria Miro Gallery). Gilbert & George invece vantano 5 opere in 5 gallerie (Bernier/Eliades Gallery, Fraenkel Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Lehmann Maupin Gallery, White Cube). Antony Gormley detiene 7 opere distribuite in 6 gallerie  (Anna Schwartz Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Galleria Continua, Sean Kelly Gallery, White Cube, Xavier Hufkens). Anche Anish Kapoor non se la passa male con 6 opere in  6 gallerie ( Galerie Kamel Mennour, Galleria Continua, Gladstone Gallery, Greenberg Van Doren Gallery, Lisson Gallery, SCAI The Bathhouse).

William Kentridge gettonatissimo con 7 opere in 6 gallerie (Art & Australia, Art21, Bernier/Eliades Gallery, Galleria Lia Rumma, Goodman Gallery, Marian Goodman Gallery).  Joseph Kosuth ha piazzato 6 opere in 5 gallerie (Anna Schwartz Gallery, Galeria Juana de Aizpuru, Galleria Lia Rumma, Sean Kelly Gallery, Sprüth Magers). Richard Prince sempre in lizza con 5 opere su 5 gallerie (Gagosian Gallery, Galerie Eva Presenhuber, Gladstone Gallery, Sadie Coles HQ, Salon 94).  Thomas Ruff ha ben 13 opere in 4 gallerie (David Zwirner, Galleria Lia Rumma, Gallery Koyanagi, Mai 36 Galerie). Andy Warhol mai dimenticato con 9 opere in 6 diverse gallerie (Brooke Alexander Gallery, Faurschou, Gagosian Gallery, Galerie Bruno Bischofberger, L & M Arts, Timothy Taylor Gallery).

Globartmag visita la VIP art fair la prima fiera virtuale – parte 1

Mentre il nostro sistema dell’arte ha già puntato i riflettori sull’imminente opening di Artefiera a Bologna edizione 2011 la redazione di Globartmag ha ottenuto il pass per la VIP art fair, la nuova fiera virtuale destinata a cambiare le sorti delle manifestazioni di mercato legate all’arte. Certo si parla di un’esperienza ben diversa da quella di gironzolare per gli stand, in mezzo al caos generato da visitatori ed addetti ai lavori, sentirsi per alcuni giorni parte di un circus internazionale, ammirare da vicino opere ed incontrare artisti e galleristi. L’esperienza offerta da VIP art fair è quantomeno minimal e solitaria, c’è comunque la possibilità di parlare con lo staff di ogni galleria della fiera e per ogni opera è presente una quotazione minima e massima, un utile e simpatico price range che aiuta a comprendere a grandi linee il valore della stessa.

E’ inoltre possibile togliersi lo sfizio di chiedere i prezzi delle opere agli assistenti online, cosa che molti visitatori non fanno nelle fiere “fisiche” per pura timidezza, ma si sa la riservatezza offerta da tastiera e monitor è capace di sciogliere ogni tabù. Andando al sodo con l’analisi della fiera, l’interfaccia del sito e la grafica ci sono sembrate ben fatte anche se un poco datate la navigazione diventa però da cardiopalma per connessioni poco veloci, questo perchè la fiera negli ultimi giorni ha fatto registrare un numero di visite fuori da ogni previsione.

Giovedì Difesa: Following Christopher Nolan

Per fortuna a volte i registi diventano famosi e capita che possano riproporci vecchi film passati del tutto inosservati. Si parla infatti di redistribuire Following, un film del 1998 di Christopher Nolan. La richiesta viene da Nolan stesso, la cui capacità contrattuale è sensibilmente aumentata nel tempo. Il film fu peraltro prodotto dal regista assieme a Jeremy Theobald ed Emma Thomas

Presentato al Festival Cinematografico di San Francisco nel 1998, il film narra la storia di Bill (Jeremy Theobald), un aspirante scrittore che, in cerca di ispirazione, comincia a pedinare le persone, trasformandole in materiale per la fantasia e per la narrazione.

Giovedì Difesa: Tron batte Tron Legacy

Tron Legacy è un film di fantascienza diretto da Joseph Kosinski. È il sequel di Tron, un film del 1982, ora oggetto di culto, che, a dirla tutta oggetto di culto lo è diventato col tempo. All’uscita infatti non ebbe molto successo. Almeno non nell’immediato. Si era sentito parlare spesso della possibilità di un rifacimento o di un seguito. L’avanzamento della tecnologia e con esso la possibilità di renderlo ancora più spettacolare pareva suggerirlo. Scopro dal web che il 29 luglio 1999, il sito web ZDNet News riportavala notizia dell’interessamento della Pixar all’idea. Purtroppo invece lo realizza la Disney, che, a mio avviso, continua a floppare ottimi progetti uno dietro l’altro, talvolta riducendo il cult a domestiche divagazioni.

Tuttavia scopro “anche”, o dovrei dire “invece”, che gli artisti della Pixar sono stati incaricati di dare consigli e pareri sul film; nonché di stendere nuove pagine di sceneggiatura. A dare ulteriori ragguagli sulla produzione anche David Fincher.

Giovedì Difesa: Sogni e bisogni della chiesa love Huckabees

È mia consuetudine di critico lavorare anche prendendo spunti da associazioni mentali, ma è ancor più mia consuetudine di scrittore “associare” (mi scuso per l’abbondanza di ripetizioni) i testi mostrandone le sottese linee mentali e suggerendo quel che ho pensato senza poi doverlo dire da me, anche per il gusto di lasciare una comunicazione aperta e ambigua ma maggiormente ricca di spunti.

La mia linea guida è l’idea di Citti di mettere il miracolo nell’ambito delle cose vietate dalla chiesa poichè in contraddizione con la pace oramai fatta con la scienza, ovvero con una nuova idea di armonia perfetta dell’universo poiché voluta da Dio. Questo bizzarro pensiero è alla base del mio ragionare.

Le fonti: il primo testo è un articolo odierno di reppubblica, il secondo una recensione da wikipedia di un episodio del film Sogni e bisogni di Citti del 1985, il terzo una recensione dal corriere del film I Heart Huckabees del 2005.

Giovedì Difesa: El machete

Machete è un film del 2010 diretto da Robert Rodriguez e Ethan Maniquis. Un piccolo capolavoro di B-movie volontario interpretato, tra gli altri da Danny Trejo, Jessica Alba e Robert De Niro. Tutto prende il via dal progetto Grindhouse, che inizialmente prevedeva la visione nella stessa serata di Death proof di Quentin Tarantino e Planet Terror dello stesso Rodriguez. La visione di entrambi i film andava inoltre intervallata da una serie di fake, di falsi trailer di film inesistenti, anche quelli realizzati da grandi registi.

Tutta l’operazione ripeteva una vecchia abitudine di doppi spettacoli (al prezzo di uno) di film a basso costo, a volte girati male e con difetti di pellicola che aveva caratterizzato l’America degli anni Settanta. I trailer fake erano a loro volta dei piccoli cortometraggi girati da Carpenter, da Rob Zombie, o, come nel caso di Machete, dallo stesso Rodriguez.

Giovedì Difesa: Francesco Nuti e i film di Natale

Non è che non ci fossero i film comici italiani, nel periodo natalizio, quando da piccolo andavo al cinema. Penso sopratutto agli Ottanta. Solo che i film italiani più visti vedevano come regista o attore di solito Roberto Benigni, Massimo Troisi, Carlo Verdone o Francesco Nuti. Di questo mi nutrivo. Ora per lo più mi annoio.

In molti casi si parlò di “malincomici”. Si scrisse questo termine sopratutto pensando a Nuti, nelle cui commedie la trama ironica e le gag comiche si mescolavano ad una tristezza e a momenti di tenero impaccio del protagonista alle prese con la vita o con un amore. Mi soffermo ancora su di lui: Francesco Nuti nasce a Prato il 17 maggio del 1955.

Giovedì Difesa: Pontypool

Pontypool è un film horror canadese del 2009, per la regia di Bruce McDonald.Si tratta dell’adattamento cinematografico del romanzo di Tony Burgess: Pontypool Changes Everything.

Si ambienta quasi interamente in maniera claustrofobica all’interno di una radio. Le notizie che vengono da fuori sono dapprima molto confuse, si pensa ad uno scherzo, tuttavia anche gli inviati speciali iniziano a raccontare delle storie improbabili e impossibili. L’intero paese è vittima di una stranissima nuova malattia, tutti impazziscono.