Il MOCA cancella un murale di Blu

Continuano le stranezze made in U.S.A. per quanto concerne la rimozione di opere d’arte precedentemente volute in mostra o comunque commissionate. Questa volta è toccato al nostro Blu, caleidoscopico street artist artefice di un murale che è rimasto in visione per sole 24 ore ed in seguito è stato completamente cancellato. Stavolta però non si parla di censura ma di un atto di rispetto, almeno questo è quanto ci pare di capire dalle dichiarazioni del MOCA.

Tutto è cominciato quando il MOCA, Museum of  Contemporary Art di Los Angeles ha chiesto all’artista di realizzare un opera sul muro nord della Geffen Contemporary. Il Geffen Building sorge su un sito d’importanza storica, infatti proprio davanti il muro nord trova posto il monumento denominato Go For Broke, che commemora gli americani di origine giapponese caduti durante la seconda guerra mondiale.

Gli anni d’oro della Street Art all’italiana

Joe, Pane Trv, Sugo, Tuff, Koma, Heko, Game. Chi sono costoro vi chiederete voi, ebbene stiamo parlando di una scena lontana lontana, quella della street art alla romana per intenderci. In pieni anni ’90, quando gli eroi del contemporaneo come Banksy non erano ancora coccolati dalle grandi istituzioni internazionali, le metro e le mura della capitale si riempivano di tags e murales compiuti dagli street artists appena citati.

Se siete di Roma e vi è capitato di prendere la metro od il famigerato trenino per Ostia, avrete sicuramente visto le opere di Pane e compagnia cantante sui vagoni e sui sottopassi nei pressi dei binari. Molti di quei tags sono ancora li e nel bene e nel male hanno scandito le giornate (soprattutto gli spostamenti) di centinaia di migliaia di romani. Reperti archeologici di una Roma che sognava a stelle e strisce senza disdegnare un bel piatto di carbonara. Ma era comunque una street art battagliera, notturna e suburbana come è possibile leggere dalle pagine del blog pezzate: “Dipingere a Laurentina, il capolinea della metro B a Roma sud, non era cosa facile durante il servizio, perche bisognava farlo col conducente dentro al treno che aspettava di partire. In piu c’erano pulitori e treni che andavano e venivano sulle altre banchine, e la guardia di stazione che di tanto in tanto si faceva un giretto. Una volta partito il treno tutti dietro ai cespugi a bordo banchina ad aspettare il convoglio successivo e così via finche non esaurivi gli spray o eri costretto a scappare…”.

Kenny Scharf con un nuovo murale e la Smithsonian National Portrait Gallery censura un’opera

Avete presente Kenny Scharf? Ebbene se casomai ve lo foste perso, stiamo parlando di un artista newyorchese strettamente connesso alla street art degli anni ’80. Proprio in quegli anni Scharf lavorava fianco a fianco con Keith Haring e Klaus Nomi, animando le sue opere con personaggi in stile cartoon, molte volte presi in prestito dai Flintstones e dai Jetsons. Scharf rappresentò una vera e propria figura chiave all’interno della scena artistica dell’East Village e la sua creatività folle e caleidoscopica è persino apparsa sulle covers di alcuni album della sgangherata band musicale che risponde al nome di B-52s.

In questi giorni Kenny Scharf è tornato alla carica invadendo un muro della Bowery, già famoso per esser stato curato dalla Deitch Gallery ed ora in mano alla The Hole NYC. Il muro ha ospitato opere di Haring, di Shepard Fairey, Os Gemeos e ultimamente di Barry McGee.

A New York è ilegale anche la street art eseguita con i gessetti!

Come ben sapete la città di New York ha da diverso tempo attuato una linea abbastanza severa per quanto riguarda le opere di street art. Forse però non sapete che le autorità hanno vietato anche i disegni eseguiti con il gesso. Nel 2007 ad esempio la piccola Natalie Shea (di 6 anni) è stata multata dal dipartimento della sanità perchè stava disegnando la classica “campana” con il gesso. Questo perchè un vicino aveva allertato le autorità. Incredibile vero?

Ebbene la legge parla chiaro, le autorità cittadine definiscono (e condannano) come graffiti:”ogni lettera, parola, nome, numero, simbolo, slogan, messaggio, disegno o scrittura che è disegnato, dipinto, inciso, graffiato o altro su di un edificio cittadino sia esso commerciale che residenziale”.  Parliamo adesso dell’artista Ellis Gallagher, celebre street artist newyorkese che esegue tutte le sue opere con del semplice gesso.

Ma chi è questo Gagosian? Ce lo dice Peter Fuss

Chi legge questo sito o comunque si interessa all’arte contemporanea, conoscerà sicuramente Larry Gagosian. Per rinfrescarvi le idee parliamo di uno dei più potenti dealers del mondo, proprietario di un vero e proprio franchising dell’arte che vanta nel suo carnet ben tre gallerie a New York, due a Londra, una a Beverly Hills, una a Roma, una ad Atene e una a Parigi, per non parlare della nuova sede di Ginevra. In tutto fanno dieci gallerie, quindi come dicevamo: come si fa a non conoscere Mr. Gaga?

Una provocatoria risposta prova a darla Peter Fuss, provocatorio artista di origini polacche di cui avevamo già parlato diversi mesi fa quando ad una mostra  aveva presentato degli enormi poster raffiguranti soldati della Wermacht tedesca della seconda guerra mondiale con una stella di David sul braccio al posto della tradizionale svastica. Le foto non erano originali ma riproduzioni tratte dai film Schindler’s List di Steven Spielberg e Il Pianista di Roman Polanski e successivamente elaborate digitalmente al computer.

Ericailcane, la street art italiana conquista gli U.S.A.

Prima c’erano gli spaghetti western ed ora, in maniera abbastanza rocambolesca e fracassona, la street art made in Italy sta lentamente ma inesorabilmente catturando anche la scena internazionale. Si potrebbe dire senza ombra di dubbio che questo movimento artistico nato negli Stati Uniti ha trovato da noi un terreno assai fertile che negli ultimi tempi ha prodotto buoni frutti.

Se l’arte contemporanea nostrana “più canonica ed istituzionale” fatica ad imporre i suoi pupilli all’estero, la street art riesce dove tutti falliscono, forse perchè le nostre incursioni urbane arrivano a mixare abilmente nuove estetiche con tradizioni centenarie, forse perché questa tecnica libera i giovani artisti da tutti quei vincoli propri del nostro sistema. Sta di fatto che nomi come Blu, Sten e Lex, nel corso di pochi anni e grazie ad interventi sempre più coraggiosi e creativi, sono riusciti ad evadere dai nostri confini dove ristagnano troppi talenti ed hanno liberamente preso il volo verso lidi sempre più ambiziosi.

La dura legge della street art colpisce anche Basquiat

La street art è arte che proviene dal popolo per il popolo. Derive sociali a parte, ogni street artist è conscio del fatto che confrontandosi con la strada, deve sottostare alle leggi della strada. Molto spesso però la strada è senza regole ed ecco che graffiti e murales vengono cancellati, vengono coperti da altre opere o da un nugolo di tags. Noi vi avevamo già parlato di Underbelly Project, la mostra definitiva sulla street art  alloggiata in una fermata della metropolitana dismessa di New York. Alla mostra, tuttora segreta, hanno partecipato celebri nomi della street art internazionale come Ron English , Swoon, Gaia, Faile, Jeff Soto, Dan Witz e Revok.

Ebbene, questi altisonanti nomi non hanno certo spaventato l’esercito degli street artists senza regole e lontani dalle gallerie d’arte che hanno prontamente reagito imbrattando i murales presenti alla mostra. Forse molti si sono sentiti esclusi, forse è così che deve andare, fatto sta che due persone hanno trovato la mostra ed hanno portato a termine la loro operazione di bombing. A migliaia di chilometri di distanza nel frattempo, un altro storico protagonista della street art newyorchese è stato vittima di una simile azione.

Underbelly Project, la mostra segreta con 103 grandi nomi della street art

Roa

In questi giorni di fiere e grandi manifestazioni dedicate all’arte volevamo focalizzare l’attenzione su un grandissimo evento che si sta svolgendo in questi giorni a New York, una mostra senza precedenti che è stata visitata da pochissime persone. Come, direte voi, una mostra importante viene disertata? Già perchè Underbelly Project non è un evento qualunque, si tratta infatti di una mostra collettiva illegale e segreta che è stata organizzata dentro la pancia della grande mela. All’evento hanno partecipato 103 street artists della scena internazionale tra cui  svettano i nomi di Ron English , Swoon, Gaia, Faile, Jeff Soto, Dan Witz e Revok.

Ma le stars presenti all’evento sono talmente tante da trasformare Underbelly Project in una mostra totale, un vero e proprio elogio alla street art. L’idea è stata concepita nel 2009 dagli street artists Workhorse e PAC, i quali si sono appropriati di una stazione della metropolitana abbandonata da diversi anni. I due hanno successivamente chiamato a raccolta tutti gli artisti che potevano, contattando anche Banksy che però ha rifiutato poichè già impegnato in un altro progetto.

Subway Art History, il collettivo che riporta in vita la street art old skool

New York è la patria della street art, la culla del graffiti. Da li è partita ogni sorta di sperimentazione urbana ed ogni selvaggia azione di recupero del territorio da parte dei giovani artisti. La grande mela è stata quindi la culla dei più celebri nomi della street art ma è pur vero che il tessuto urbano è in continuo cambiamento, quindi molte opere create a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 sono andate perse o distrutte.

Oggi però questo problema potrebbe essere evitato, in questi giorni infatti se vi trovate dalle parti del Gowanus Canal di Brooklyn, potrete osservare un fantastico graffiti che reca la frase “Hand Of Doom”. Si tratta della riedizione di una celebre opera eseguita da Seen negli anni ’80 su di un intero vagone della metropolitana cittadina. L’opera è persino apparsa sul celebre libro Subway Art, scritto nel 1984 da Henry Chalfant e Martha Cooper, una vera e propria bibbia per gli amanti di questa tecnica artistica.

STANLEY DONWOOD – Palimpsest

Chi è davvero Stanley Donwood? È l’artista schivo e riservato fino all’inverosimile, autore di lavori potenti sebbene diluiti nel tempo, o il nom de plume di Thom Yorke, il leader dei Radiohead? Quest’ultima ipotesi è la leggenda metropolitana che gira da tempo e che non ha mai abbandonato la figura di Stanley Donwood (questo sì un nom de plume, di Dan Rickwood, nella fattispecie).

Stanley Donwood, il grafico, l’artista, inizia a collaborare con Thom Yorke e con i Radiohead dal secondo album, The Bends, realizzando la cover e le immagini interne. Da lì in poi la partnership sarà totale e premiata più volte (l’album Amnesiac, per esempio, ha vinto il premio Best Packaging ai Grammy Awards), apprezzatissima sia dal pubblico che dalla critica. Stanley Donwood ha firmato anche il progetto solista di Thom Yorke, l’album The Eraser, che con un packaging in cartone racchiudeva una serie di visioni apocalittiche di una Londra perseguitata dalle fiamme e dalle acque. La «visione» di Donwood è poi culminata in London Views, una mostra di dodici litografie presso la Lazarides gallery, a Soho, nel cuore di Londra.

Svelato il progetto della Moschea a Ground Zero mentre Banksy incontra i Simpsons

La decisione di costruire una Moschea su Ground Zero a New York, proprio vicino  dove l’11 settembre 2001 i terroristi islamici uccisero migliaia di persone, dando inizio ad un clima di terrore senza precedenti, ha sollevato numerose polemiche. Il presidente Barack Obama, in nome della libertà di culto, ha giustamente concesso il permesso per l’erezione del controverso edificio ma ovviamente tale decisione non ha mancato di dividere l’opinione pubblica, parenti delle vittime compresi.  Giusto o non giusto, siamo qui a tenervi aggiornati sui primi rendering del progetto.

La struttura dovrebbe costare attorno ai 140 milioni di euro ed il design è stato curato dal gruppo di architetti SOMA. Dalle prime immagini sembrerebbe un edificio estremamente innovativo. Passiamo ora a qualcosa di più leggero. Il beniamino della street art Banksy ne ha combinata un’altra delle sue. Stavolta l’artista ha deciso di portare la sua carica sovversiva all’interno di un cartone animato.

L’arte dello street artist Invader a Roma

Roma 2010 and other curiosities: la street art di Invader entra in galleria. Lo spazio Wunderkammern di Roma inaugura il 23 ottobre la prima personale italiana dell’artista francese.
Invader è un artista che lavora in anonimato. Nato nel 1969 a Parigi, è uno dei più importanti e originali street artist internazionali e vari prestigiosi musei e gallerie all’estero hanno ospitato in mostra i suoi lavori.

Invader è noto soprattutto per i suoi interventi pubblici ispirati all’Arcade Game Space Invaders, creato nel 1978 in Giappone. Il suo operato è legato a pratiche creative di “interferenza” e disegna inediti percorsi nello spazio collettivo, modellando nuovi segni nel paesaggio urbano. La modalità naturalmente pubblica dei suoi interventi – sospesa tra visibilità e anonimato e tra spazio reale e virtuale – così come la scelta di icone presenti nelle pratiche e nella memoria collettiva delle generazioni più giovani, fornisce una lettura significativa e originale del nostro patrimonio culturale.

Nick Walker e Papa Ratzinger – Ritrovato il Corot smarrito: era in un bagno

Lo scorso fine settimana una nutrita folla si è riunita attorno all’ultima opera del graffiti artist Nick Walker, eseguita nei pressi di Hyde Park, proprio sulle mura di un piccolo casotto posto fuori dal Royal College of Art di Londra. Il soggetto ritratto da Walker è nientemeno che il nostro cciovane Papa Ratzinger con tanto di ghigno satanico e gatto bianco sulle ginocchia. Certo, così ritratto il povero Benedetto XVI seduto sul suo scranno sembra il capo della spectre dei films di James Bond. Ebbene Nick Walker ha eseguito il suo murale proprio nel corso dell’ annuale fiera d’arte britannica 20/21 che si tiene proprio all’interno del Royal College of Art e la cosa non è passata di certo inosservata.

Molti si sono scandalizzati ed altri hanno gridato allo scandalo ma alcuni galleristi presenti in fiera si sono letteralmente azzuffati per aggiudicarsi la tanto pubblicizzata opera. Alla fine della contesa Gay Hutson e Angela Wynn, organizzatori della fiera, hanno deciso di lasciare l’opera alla collezione della prestigiosa scuola d’arte britannica.

Arrestata a New York Julie Torres, una street artist che non è una street artist

Abbiamo più volte parlato della street art ed in particolare della graffiti art e dei murales in termini di arte o vandalismo. Fermo restando che certe manifestazioni ( i famosi scarabocchi ) potrebbero essere tranquillamente definite come volgari espressioni di squallidi imbrattamuri, i murales ed i graffiti eseguiti con coscienza e con la dovuta creatività sono comunque un patrimonio per la città e non un danno come a volte le istituzioni vorrebbero farci credere. Recentemente in Italia alcuni comuni hanno lanciato una vera e propria caccia alle streghe contro i poveri street artists, tartassati dall’inasprimento della legislazione.

C’è da dire però che a New York, patria per eccellenza della street art, le cose non vanno meglio e le insulse leggi sul decoro urbano a volte mietono vittime che nulla hanno a che fare con la street art. Ne ha fatto le spese la povera artista di Brooklyn Julie Torres che lo scorso 17 luglio si era tranquillamente recata all’incrocio con l’undicesima strada e Bedford per portare a termine un acquerello en plein air.