Chapman Brothers cause controversy with a minigolf installation depicting Adolf Hitler
I Chapman Brothers scatenano le ire della comunità ebraica inglese con il minigolf di Hitler
Chi è il vero Maurizio Cattelan? Quello delle grandi e sapientemente ironiche provocazioni o quello dei remix inutili? Di certo il remix di Him, Adolf Hitler sotto fanciullesche fattezze, che prega nel
Chapman Brothers cause controversy with a minigolf installation depicting Adolf Hitler
I Chapman Brothers scatenano le ire della comunità ebraica inglese con il minigolf di Hitler
Avete mai sentito parlare della Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR)? Ebbene fortunatamente la maggior parte di noi non l’ha mai vista in azione, già perchè la ERR era una speciale Task Force istituita dai Nazisti durante la seconda guerra mondiale per saccheggiare le opere d’arte dei paesi occupati. Ad esser precisi l’ERR fu creata il 17 luglio del 1940 da Alfred Rosenberg,un alto membro del Partito nazista nonchè uno dei massimi esponenti di tale ributtante ideologia. Insomma oltre ad aver distrutto milioni di vite ed aver provocato una frattura insanabile nella memoria dei sopravvissuti ai lager, Adolf Hitler è riuscito anche a smembrare intere collezioni d’arte e demolire così il patrimonio culturale di intere nazioni.
Ancor oggi le barbarie perpetrate dai Nazisti rappresentano una ferita ancora aperta e centinaia di migliaia di opere d’arte sono andate perse o distrutte. Fortunatamente però le moderne tecnologie ci vengono un poco incontro e grazie ad esse è possibile quantomeno tracciare i movimenti di quelle meraviglie smarrite. In questi ultimi tempi è nato un interessante database chiamato ERRproject che porta online le famigerate schede usate dai Nazisti per catalogare il loro bottino.
In questi ultimi giorni, alcuni quotidiani inglesi hanno pubblicato una notizia proveniente dal mondo dell’arte italiana, ovviamente la cosa era già nota in Italia ed anche il protagonista della vicenda è abbastanza conosciuto dalle nostre parti. Comunque sia il fatto di vedere pubblicata all’estero una notizia del genere piuttosto che la recensione di una mostra ben riuscita, dovrebbe farci un poco riflettere sullo stato delle cose della nostra arte. Vi rendiamo partecipi di quanto si è detto senza ulteriori commenti.
L’artista Giuseppe Veneziano ha ultimamente scatenato un vespaio di polemiche a causa di alcune sue opere esposte alla mostra personale Zeitgeist al Palazzo Panichi di Pietrasanta (dal 17 luglio al 22 agosto). Pietra dello scandalo è il dipinto intitolato Madonna Del Terzo Reich una raffigurazione alquanto bizzarra che vede Hitler al posto del bambino Gesù in braccio alla Vergine Maria. L’opera è affiancata da altre 33 creazioni suddivise in sezioni tematiche che corrispondono ai vari stadi della ricerca dell’artista.
Al MoMa, Museum of Modern art di New York è attualmente in corso una retrospettiva sul Bauhaus. La Bauhaus fu una scuola di arte e architettura tedesca che operò dal 1919 al 1933. Erede delle avanguardie anteguerra, non fu solamente una scuola, ma anche il punto di riferimento fondamentale per tutto il movimento d’innovazione nel campo del design e dell’architettura conosciuto come razionalismo, funzionalismo, “architettura moderna” o addirittura “stile Bauhaus”. Come noto la Bauhaus è stata una scuola democratica nel senso pieno del termine, la prima nel mondo ed anche per questo il nazismo, appena arrivato al potere, la ostacolò in tutti i modi fino a sopprimerla.
La mostra dal titolo Bauhaus 1919-1933: Workshops for Modernity ripercorre i fasti del mito mediante più 400 lavori di artisti e designers come Paul Klee, Wassily Kandinsky, Marcel Breuer, Marianne Brandt, Anni Albers, Josef Albers e Laszlo Moholy-Nagy, fino alla tragica fine del Bauhaus quando nel 1933 la Gestapo chiuse definitivamente i battenti. Questo è quanto sapevamo sin ora ma durante il passato autunno una mostra al Neue Museum di Weimar (città dove nacque la Bauhaus) ci ha raccontato una storia ben diversa, rivelandoci il nome di Franz Ehrlich, artista ed architetto frequantatore della Bauhaus che in seguito applicò l’estetica della celebre scuola sui campi di concentramento nazisti.
Il mercato dell’arte contemporanea è strano, la sua natura frammentata e controversa fugge ogni possibile previsione e questo è ancor più evidente in tempi di crisi finanziaria come questi. C’è però un artista le cui quotazioni sembrano andar a gonfie vele, crisi o non crisi. Si tratta del nostro Maurizio Cattelan ( 49 anni ), uno dei pochi artisti italiani viventi ad aver superato i confini nazionali esportando la sua creatività in tutto il mondo. La sua ironia ed il suo senso dell’assurdo ben si sposano con questo clima di incertezza ed anche il mercato sembra reagire a suo favore.
Alla fine di giugno Sotheby’s ha tenuto un’importante asta di arte contemporanea. Quasi tutte le opere in listino sono state vendute al prezzo di stima, eccetto Mini-Me, piccola opera di Cattelan che è stata al centro di una vera e propria battaglia di offerte, dal prezzo di stima di 180.000 sterline, le quotazioni sono salite a 250.000 sterline fino a che due collezionisti per telefono hanno rialzato la cifra fino a raggiungere la bellezza di 493.000 sterline.
Le aste sono rappresentano un ottimo strumento per valutare il potere di mercato di un determinato artista. Se parliamo di arte contemporanea le quotazioni più alte sono generalmente raggiunte da nomi di grosso calibro, in grado di far registrare cifre da record dopo accaniti rilanci.
Di quando in quando però tra i listini delle più importanti case d’asta del mondo figurano opere di artisti semi sconosciuti o di bassa lega che riescono però ad essere vendute a cifre di tutto rispetto, magari perché raffigurano il volto di un celebre personaggio o sono appartenute a qualche vip di tutto rispetto. E’ questo il caso di un dipinto intitolato The Book, creato nel 1990 dal pittore australiano Brett-Livingstone Strong, attualmente in mostra al Dancy-Power Automotive Group del quartiere di Harem a New York. Si, avete capito bene, il Dancy-Power non è altro che un autosalone, sede un poco inconsueta per l’arte contemporanea.