It’s a strange (art)World

 L’artista inglese James Reynolds ha ricreato una serie di bizzare installazioni ricavate dai pasti scelti dai prigionieri del braccio della morte come ultimo desiderio culinario prima dell’esecuzione. Il giovane artista di 23 anni ha riempito i vassoi originali delle case circondariali con tutti i i cibi scelti dai morituri, la lista è decisamente stravagante e comprende una singola oliva nera o una cipolla e due bottiglie di Coca cola.

La rivincita delle tecniche antiche

Il mondo dell’arte contemporanea è ormai invaso da una miriade di tecniche creative. Sempre più giovani artisti infatti si avvicinano all’arte mediante la installazione site specific, la performance, la video arte, la net art ed i new media, abbandonando tecniche classiche come la scultura e la pittura.

Per essere bella l’arte non deve avere un messaggio

 Voi da che parte state, siete amanti del figurativo o del concettuale? siete convinti che l’opera d’arte deve sempre nascondere un significato o per voi l’arte deve essere libera da ogni senso logico e filosofico? Insomma esistono diversi modi di avvicinarsi all’arte contemporanea ed interpretarla. Secondo il grande video artista americano Stan Brakhage un’opera d’arte deve essere creata secondo una personale mitopoiesi, ancorarsi cioè ad una forma di mitologia e filosia estetica e formale tratta dal proprio immaginario e non da  testi, films, musica e spunti creativi di sorta partoriti dalla mente di qualcun’altro.

Leggendo il blog del critico inglese Jonathan Jones possiamo invece apprendere alcune divertenti ed intelligenti disquisizioni sull’esegesi e sulla genesi di un’opera d’arte. Secondo Jones l’arte per essere interessante non deve parlare di nulla. In effetti il critico asserisce che più si spiega di cosa parla un’opera e più la si rende meno interessante. C’è da dire che girando abitualmente per mostre e fiere è possibile assistere alla spiegazione di una data opera da parte del gallerista o del suo creatore e tale pratica si trasforma solitamente in un’improbabile arrampicata sugli specchi infarcita di collegamenti a questa o quella ricerca stilistica ed estetica del tutto raffazzonati alla meno peggio.

Il futuro dell’arte è il concettuale? vedremo

Nel 1965 Joseph Kosuth realizzò l’opera Una e tre sedie che comprendeva una vera sedia, una sua riproduzione fotografica ed un pannello su cui era stampata la definizione della parola sedia. Con tale azione l’artista voleva far riflettere lo spettatore  sulla relazione tra immagine e parola, in termini logici e semiotici. Prima di Kosuth, Marcel Duchamp con la sua celebre opera Fontana del 1917 aveva già gettato le basi per il futuro sviluppo dell’arte concettuale.

Chissà però se Duchamp prima e Kosuth poi si saranno mai fermati a pensare all’enorme influenza della loro creatività nel mondo dell’arte strettamente contemporanea. L’escalation dell’arte concettuale infatti sembra divenuta inarrestabile, è oramai cosa consona recarsi ad una mostra in galleria, ad una fiera o ad una biennale d’arte e trovarci dentro un enorme quantitativo di opere costituite da oggetti assemblati a caso e installazioni ermetiche ed alquanto pretestuose. L’escalation del concettuale ha però perso per strada la spinta provocatoria e rivoluzionaria degli inizi oltre che una certa dose di filosofia dettata da una ricchezza culturale ed in certi casi spirituale.

John Seward Johnson Jr. e l’arte per tutti

 Forse il nome John Seward Johnson Jr. non vi dice nulla, eppure questo non più giovane artista americano da diversi anni riempie le piazze delle città di tutto il mondo con statue in bronzo raffiguranti gente comune indaffarata nelle attività quotidiane come un padre che insegna al figlio ad andare in bicicletta ed un uomo seduto sulla panchina di un parco intento a leggere il giornale.

Tali opere sono eseguite tramite un elaborato software che trasforma le immagini bidimensionali in modelli, i quali vengono poi letteralmente stampati in tre dimensioni da una macchina collegata al computer. A dispetto della sua celebrità negli Stati Uniti (la sua mostra alla Corcoran Gallery of Art del 2003 ha attirato una folla oceanica di persone) l’arte di Seward Johnson Jr. non è molto amata dalla critica, questo perchè l’artista solitamente riproduce statue di dipinti celebri come Déjeuner Déjá Vu, copia tridimensionale dell’opera di Édouard Manet, Le déjeuner sur l’herbe.

Joseph Beuys e la musica pop

Joseph Beuys, uno dei portavoce più rappresentativi delle correnti concettuali nell’Arte della seconda metà del Novecento è tuttora tra gli artisti più amati e più quotati del mondo.

La sua presenza carismatica e il suo stile totalmente fuori dalle convenzioni oltre a donargli la fama internazionale ha propagato la sua influenza artistica sino ai giorni nostri ed in molti lavori di giovani artisti è sovente il richiamo all’arte del maestro tedesco. Tutta l’opera di Beuys è un estremo agglomerato di arte e vita in cui l’oscuro simbolismo si fonde con un elemento biografico.

Arte, musica e non solo a THIS IS ROME 2012

Il 17 ed il 18 ottobre torna a Roma il festival che riunisce le nuove correnti creative presenti nella capitale. Stiamo parlando di THIS IS ROME, manifestazione nata nel 2007 nella dimensione del ‘club’, divenuto oggi un cult nel panorama romano. Snob e Progetto ABC Arte Bellezza e Cultura della Provincia di Roma, in collaborazione con Provincia Creativa, Carhartt, Fandango Incontro e Settembrini presentano la nuova edizione dell’evento nato con l’obiettivo di dare visibilità alle realtà culturali che caratterizzano il contesto capitolino.

Quest’anno ampio spazio sarà dato alle mostre di visul art, illustrazione, urban art, installazioni audiovisive e, in collaborazione con AFRODISIACA ed Ornella Cicchetti, degustazioni di street food. Il Festival, totalmente gratuito, avrà sede all’interno degli spazi di Palazzo Incontro, dove, dalle h17, il pubblico potrà visitare molteplici esposizioni di giovani artisti locali, sia emergenti sia già affermati. Al primo ed al secondo piano della location si alterneranno opere di urban pianting, graphic design, illustrazione e visual art.

Eddie Peake ritorna alla Lorcan O’Neill per dissacrare spazi e luoghi comuni

Provocare e sorprendere. Sono i due termini su cui ruota l’intera ricerca di Eddie Peake (Londra, 1981), giovane artista inglese che si è prepotentemente e rapidamente affermato conquistando l’attenzione del pubblico d’oltremanica. Per la seconda volta, la galleria Lorcan O’Neill presenta i suoi lavori attraverso la mostra Call 2 Arm, in cui si rileva immediatamente la sua anima eclettica. L’eterogenea produzione del londinese, infatti, spazia dall’utilizzo del neon, alla pittura, dalla fotografia, alla performance. Adottando i diversi ruoli di pittore, scultore, performer, coreografo e, perfino, curatore con il fine di offrire una riflessione sulla vita urbana moderna, ponendo particolare attenzione nei confronti dell’ambiguità e dell’identità sessuale.

Eddie Peake, classe 1981, nasce a Londra ma ha vissuto a Gerusalemme, Roma e Londra. Oggi vive e lavora a Londra, dove sta completando un Master alla Royal Academy. Si è diplomato nel 2006 alla School of Fine Art e dal 2008 al 2009 è stato residente alla British School di Roma. Nonostante la giovane età ha all’attivo una serie di performance alla Royal Academy e al Cell Projects. A fine 2011 è sbarcato oltreoceano, a Los Angeles per la precisione, dove ha inaugurato la sua personale ‘Boydem’ presso la galleria di Mihai Nicodim. Inoltre, il suo lavoro è stato esposto in numerose collettive tra cui: ‘March’ presso Sadie Coles HQ a Londra, ‘Glaze’ da Bischoff Weiss a Londra, Chez Valentin a Parigi e ‘Re-Generation’ al MACRO Testaccio di Roma, quest’ultima visitabile fino al 9 settembre. Per di più, lo scorso 26 Luglio, ha realizzato una performance alla Tate Modern per la mostra inaugurale di Oil Tanks, nuova ala espositiva del museo, e alla Chisenhale Gallery di Londra.