Bolsena, gli anni di Plinio De Martiis. Rentica, testimonianza di una generazione

La Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, fondata a Roma nel 1954, fu un luogo determinante per il rinnovamento artistico del dopoguerra in Italia, rinnovamento che ebbe, tra metà anni Cinquanta e fine anni Sessanta, la sua punta più avanzata proprio a Roma. Fu a Roma che una comunità d’artisti, già attivi nei decenni precedenti, in singolari posizioni di dissidenza rispetto alle diverse correnti di pittura, si confrontò con straordinaria originalità con le generazioni più giovani e con il loro procedere in direzioni diverse e spesso divergenti. Questo confronto, anche conflittualmente dialettico, avvenne in buona parte proprio negli spazi della Galleria La Tartaruga.

Come ricorderà Stefano Malatesta “Non erano venuti a Roma a scrivere Tennessee Williams detto The Bird, Truman Capote e Gore Vidal? Non si era ritirato presso le monache di clausura del Colle Oppio il famoso filosofo George Santayana? Non si faceva dalle parti di Cinecittà il miglior cinema del mondo con registi i cui nomi incuriosivano all’estero perché finivano sempre in Rosellini, Fellini? E nelle gallerie non erano esposte opere per dire di De Kooning, Twombly tutti surrealisti vivi e morti, tutte le ultime novità da New York, Londra, Parigi”. Anni roventi, momenti imprescindibili che hanno poi conformato la nostra contemporaneità.

1900-1961. Arte italiana nelle Collezioni Guggenheim

Dal 26 febbraio al 5 giugno 2011 l’Arca di Vercelli ospita la mostra 1900-1961. Arte Italiana nelle Collezioni Guggenheim, a cura di Luca Massimo Barbero. Dopo la trilogia dedicata alla figura di Peggy Guggenheim – che in tre anni ha portato circa 120.000 visitatori a Vercelli, riconoscendole a pieno titolo il ruolo di città d’arte – la rinnovata collaborazione tra Regione Piemonte, Comune di Vercelli e Collezione Peggy Guggenheim di Venezia consentirà di ammirare oltre 40 opere di artisti italiani amati e collezionati dai mecenati americani.

La mostra è un omaggio all’arte italiana del XX secolo, con una selezione di capolavori che descrivono la genesi, la maturazione e gli sviluppi della ricerca artistica d’avanguardia in Italia dal 1900 al 1961. L’allestimento permetterà di osservare come l’arte italiana sia stata recepita, nel corso di questi sessant’anni, dalla critica e dal gusto del collezionismo americano e arricchita da importanti collezioni private, prima fra tutte la Collezione Gianni Mattioli, significativo prestito a lungo termine alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.

Fare arte con iPad e iPhone? Semplice, basta distruggerli

Abbiamo visto che molti artisti sono attualmente impegnati a creare nuove e mirabolanti opere mediante l’iPad e l’iPhone. Ebbene si, i gioiellini di Steve Jobs sono ricchi di applicazioni che permettono anche ad un bimbo di eseguire interessanti disegni con pochi tocchi sul display. Ovviamente non tutti riescono a tirar fuori qualcosa di interessante, basti pensare a  David Hockney che ultimamente con l’iPad sta tirando fuori una crosta dietro l’altra mentre la stampa e la critica lo esaltano come il nuovo messia della Digital Art.

Quindi la domanda che vorremmo porvi è questa: è possibile tirar fuori una vera e propria opera d’arte con un iPhone o con un iPad? Risposta: si è possibile, basta distruggerlo completamente. O almeno  questo è quello che ha fatto il camaleontico artista statunitense Michael Tompert. Negli ultimi mesi Tompert non ha fatto altro che acquistare numerosi (e costosi) dispositivi di casa Apple per poi farli a pezzi.

Burri e Fontana alla Pinacoteca di Brera di Milano

La Pinacoteca di Brera propone dal 17 giugno per la prima volta un confronto fra i capolavori delle sue collezioni storiche e i dipinti di due grandi del Novecento, Alberto Burri e Lucio Fontana. Una mostra nuova – curata da Sandrina Bandera e Bruno Corà – con la collaborazione del Corriere della Sera, che permette alle opere dei due straordinari artisti di entrare oggi prepotentemente in Pinacoteca, non per completarne le collezioni, ma per proporre una nuova fruizione dei suoi dipinti piu’ noti, dagli esiti inaspettati.

All’allestimento permanente del museo e’ affiancato, quasi imposto, l’inserimento di alcune opere dei due maestri del XX secolo – tutte di proprietà della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello e della Fondazione Lucio Fontana di Milano – in un vivace e ricco dialogo di confronti, avvicinamenti, opposizioni e contrasti che, seppure non modificando fisicamente l’itinerario, trasforma e arricchisce sostanzialmente di contenuti visivi e spunti di riflessione uno dei principali musei pubblici italiani. Una mostra che dialoga col museo, non lo sostituisce.