Transafricana

Fondazione 107 di Torino inaugura oggi, in collaborazione con Fondazione Sarenco, Transafricana a cura di Achille Bonito Oliva. Il titolo nasce dalla storica linea ferroviaria che taglia in senso longitudinale e latitudinale l’Africa e dal desiderio di offrire un’arte “di attraversamento” così come la linea transafricana mette in comunicazione popolazioni tra di loro eterogenee. I 6 artisti africani selezionati, tutti di calibro internazionale, sono: Esther Mahlangu – South Africa, George Lilanga – Tanzania, Seni Camara – Senegal, Mikidadi Bush – Tanzania, Kivuthi Mbuno – Kenya, Peter Wanjau – Kenya  ognuno di loro vive ed opera nel paese di origine.

Se sul finire degli anni ’70 del secolo scorso la Transavanguardia proponeva modelli di superamento alla sterilità delle neoavanaguardie ormai consumate su temi iperconcettuali, all’inizio di questi anni gli artisti di Transafricana propongono modelli alternativi, di recupero del sentimento del reale, della vita, rifiutando la corsa verso la globalizzazione estetica che pervade ormai tutta l’arte occidentale.

Wangechi Mutu vince il premio “Artist Of The Year”

Finalmente il giusto riconoscimento per una sensibile esponente dell’arte Africana, scena variopinta ed estrosa che troppo spesso viene lasciata indietro da pubblico e critica ed ignorata dai magazine del settore. Wangechi Mutu, artista multimediale celebre per i suoi collages che si riferiscono alla diaspora africana in maniera fantastica e politicamente impegnata, ha infatti vinto la prima edizione del premio Artist Of The Year, competizione organizzata dal colosso bancario Deutsche Bank.

L’artista 37enne avrà in premio ad aprile una grande retrospettiva del suo lavoro ospitata dal Deutsche Guggenheim, istituzione gestita in partnership con il gruppo bancario. Una selezione di alcune sue opere su carta verrà in seguito acquistata dalla Deutsche Bank Collection e posizionata nei vari uffici sparsi per tutto il mondo. Wangechi Mutu è nata a Nairobi in Kenya ed oggi lavora a New York ed è stata proclamata vincitrice del premio da una giuria formata da Nancy Spector curatrice del Guggenheim di New York, Udo Kittelmann direttore della Nationalgalerie di Berlino e dai curatori indipendenti Okwui Enwezor e Hou Hanru.

The Bang-Bang club, i coraggiosi eroi dell’Africa

Da tempo i nostri lettori ci chiedono alcune novità sul versante dell’arte contemporanea made in Africa. Segnaliamo quindi un’interessante mostra ospitata dalla Rooke Gallery di Johannesburg, capitale del Sudafrica. Si tratta di The Bang-Bang Club, evento di natura fotografica inaugurato lo scorso weekend che ha messo in scena alcuni scatti di Greg Marinovich e Joao Silva, fotografi di guerra e co-autori dell’omonimo libro The Bang-Bang Club.

Questo club molto speciale era in realtà un gruppo artistico formato da fotografi che rischiavano la vita catturando scene di violenza metropolitana durante il periodo dell’Apartheid ed in particolare tra il 1990 ed il 1994, anno in cui Nelson Mandela fu democraticamente eletto presidente del Sudafrica. Al Bang-Bang Club parteciparono molti fotografi e fotogiornalisti tra cui James Nachtwey e Gary Bernard anche se Kevin Carter, Greg Marinovich, Ken Oosterbroek e Joao Silva costituiscono i veri fondatori di questo drappello di coraggiosi eroi.