Noi siamo i “federali” dell’arte

Il mondo dell’arte contemporanea del nostro belpaese vorrebbe cambiare, il guaio è che ancora non ha capito come fare. Le fiere cambiano nome, si trasformano, tentano una formula e dopo un fallimento ne tentano un’altra. I galleristi abbandonati dal sistema cercano nuove forme di comunicazione. Anche i curatori tentano di riprogrammarsi. Già, parliamo degli addetti del settore, questo oggetto ben identificato che ronza attorno all’artesistema.

Arte politica e politica dell’arte

Fare arte vuol dire fare politica. Più che lecito parlare di arte politica o politica dell’arte, anche se per qualcuno l’arte rimane un momento di creatività slegata dal linguaggio politico. Eppure oggi più di ieri l’artista non può non tener conto degli aspetti per così dire “burocratici” della vita creativa. I musei, i ministeri, gli assessori, gli addetti, i direttori e persino i collezionisti, tutti appartengono ad un colore politico e purtroppo bisogna sapersi accodare se in qualche modo si vuole continuare a lavorare.