Mat Collishaw, Tracey Emin e Paula Rego una famiglia in un orfanotrofio

 Tris d’assi al Foundling Museum di Londra che fino al 9 maggio ospiterà una mostra di tutto rispetto con Mat Collishaw, Tracey Emin e Paula Rego. Le opere degli artisti sono ospitate proprio dove nel 18esimo secolo sorgeva il Foundling Hospital, associazione misericordiosa fondata da Thomas Coram che un tempo aiutava i bambini abbandonati e gli orfani.Coram aveva cercato in qualche modo di creare una sorta di famiglia allargata per i suoi piccoli ospiti e la cosa più insolita di questo evento artistico è che i tre artisti sono in qualche modo legati fra loro come una sorta di famiglia sui generis.

Paula Rego ad esempio è stata l’insegnante di Tracey Emin per qualche tempo e sicuramente ha fornito molti spunti al lavoro selvaggio e rabbioso di quest’ultima. Tracey Emin da par suo è stata fidanzata per 6 lunghi e tormentati anni con Collishaw ai tempi della Young British Artists, in un unione che l’ha lasciata senza figli a quaranta anni suonati. I fantasmi di queste storie personali del passato sembrano infestare le stanze dove le opere sono esposte, Tracey Emin ha infatti messo in mostra alcuni disegni fatti durante la sua gravidanza del 1991 che finì poi con un aborto. Nelle sue opere mani ignote afferrano il feto di un bambino mai nato.

Maddalena Ambrosio alla galleria Mimmo Scognamiglio di Milano

 La galleria Mimmo Scognamiglio inaugura giovedì 14 gennaio 2010 alle ore 19 la prima mostra personale a Milano di Maddalena Ambrosio dal titolo Transmigranti.Come nelle due precedenti mostre da Scognamiglio a Napoli nel 2004 e nello scorso settembre l’ artista, anche questa volta, si appropria, invade e sconvolge lo spazio espositivo creando una sola grande opera che interagisce con i 200mq della sala centrale.

L’intera opera della Ambrosio sembra essere attraversata da una strategia della decostruzione (Jacques Derrida), non esistono all’interno di essa concetti stabili e ben determinati, si oppone a qualunque “certezza”, a qualunque staticità formale definendo il concetto stesso come la caduta del pensiero in un “falso paradiso della definizione” e lo stesso titolo della mostra che sfugge ad una netta definizione, sembra appartenere alla categoria degli indecidibili di Derrida. La mostra si completa nelle sale laterali della galleria con due sculture in cui la Ambrosio riprende la sua analisi della coscienza umana immersa in una realtà percepibile per ambivalenze e in cui lei non sceglie una delle parti in cui si divide la dicotomia del reale, non si schiera, ma esplora il potenziale espressivo di ogni contraddizione, fondendo in una visione multiforme ciò che sembra apparentemente inconciliabile.