Posseduti dall’amore al Progetto Tangram di Brescia

Leggendo il recente saggio di Michael Hardt e Toni Negri, Comune (2009), col quale si conclude la trilogia aperta da Impero (2000) e proseguita con Moltitudine (2004), ci si imbatte, ad un tratto, in un vero e proprio inno all’amore, fondato sulla necessità della sua rivalutazione concettuale nell’ambito della teoria politica, del discorso filosofico e persino della scienza economica e ciò malgrado i due autori sappiano «ormai bene che questo termine mette a disagio molti lettori», alcuni dei quali «si rigirano nervosamente sulle loro sedie», mentre «altri alzano le spalle con aria di superiorità» e che gli stessi filosofi, teorici politici ed economisti che spesso, pur senza accantonare «il loro algido rigore intellettuale», parlano d’amore sono così inibiti da precludersi la possibilità di fornirci importanti insegnamenti.

«L’amore», si spingono persino a dichiarare, quasi riecheggiando il San Paolo della Prima lettera ai Corinzi, «è il cuore pulsante del programma che abbiamo sviluppato fino a questo punto senza il quale il resto sarebbe un ammasso senza vita». Posseduti dall’amore, intende costituire un primo passo in vista di un’esplorazione plurilinguistica e pluridisciplinare del legame esistente tra potenza dell’amore e prodursi dell’arte; sull’amore come principio costituente della creazione artistica, così come sull’arte costituita dalla pratica amorosa.

Robert Barry alla Galleria Massimo Minini di Brescia

La quarta personale di Robert Barry (New York, 1936) alla Galleria Massimo Minini (Inaugurazione sabato 17 marzo) riassume alcune tipologie di lavori che l’artista ha sperimentato durante gli anni della sua lunga esperienza nel mondo dell’arte. Come il titolo suggerisce sono presenti lavori vecchi e nuovi, realizzati con dimensioni e media diversi, sempre coerenti con la linea di ricerca intrapresa dall’artista negli anni Sessanta.

Dopo aver iniziato la sua carriera con quadri minimalisti che esplorano la relazione tra spazio dipinto e spazio vuoto, tra assenza e presenza di forma, sull’onda della pittura minimalista del periodo, Barry ha proseguito la sua sperimentazione portando l’arte al limite dell’immaterialità. Dalle opere su tela passa infatti alla delimitazione di porzioni di spazio esterno con fili di nylon, alla chiusura delle gallerie durante il periodo delle sue mostre, in modo da lasciare immaginare allo spettatore il significato e la forma delle opere, alla realizzazione di opere con gas, materiali radioattivi o frequenze acustiche non udibili all’uomo. A questo periodo risale anche il “Telepathic Piece” (1969), un’opera puramente mentale attraverso la quale l’artista cerca di trasmettere agli spettatori pensieri non traducibili in immagini o parole.

Graham, Basilico e Cariello da Massimo Minini a Brescia

La galleria Massimo Minini di Brescia presenta al pubblico due mostre,  che sabato 2 aprile ore 18 si apriranno con due imperdibili offerte di arte contemporanea decisamente affascinanti. La prima mostra sarà a cura di Maurizio Bortolotti e vedrà protagonisti due artisti di fama internazionale vale a dire Dan Graham e Gabriele Basilico. La seconda mostra è invece un’occasione per presentare la prima mostra personale in galleria dell’artista ferrarese Letizia Cariello, le cui opere sono presenti in prestigiose istituzioni museali internazionali

Dan Graham – Gabriele Basilico
Unidentified Modern City. Globalized Brescia

a cura di Maurizio Bortolotti

Gabriele Basilico, il fotografo italiano per eccellenza delle città, delle architetture, dei corpi di fabbrica, e Dan Graham, artista concettuale che ha fotografato le periferie degli Stati Uniti, si confrontano sulla città di Brescia, ognuno con i propri mezzi e modalità. Due visioni opposte che trovano una ricomposizione, non nella storia della città antica, ma nelle sue emergenze più recenti, di edilizia periferica, di sobborghi middle class, di non luoghi.