Rirkrit Tiravanija Zuecca Project Space di Venezia

Zuecca Project Space in collaborazione con Pilar Corrias Gallery presenta «Untitled 2012 (a study for Karl’s perfect day) or ( the incomparable Karl Holmqvist)» di Rirkrit Tiravanija In occasione della 13° Mostra Internazionale d’Architettura della Biennale di Venezia e della 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, ZUECCA PROJECT SPACE, centro espositivo d’arte contemporanea del gruppo The BAUERs, continua la sua programmazione culturale con un progetto in anteprima mondiale dell’artista tailandese Rirkrit Tiravanija.

La mostra, a cura di Maurizio Bortolotti e coordinata dal direttore di Zuecca Project Space Alessandro Possati, prende il titolo dall’omonimo film che sarà presentato per la prima volta al pubblico in concomitanza con le giornate di apertura della Mostra del Cinema di Venezia per proseguire dal 28 agosto al 5 ottobre 2012.

Dopo Steve McQueen e Sam Taylor-Wood anche Rirkrit Tiravanija ha deciso di darsi al cinema

Gira che ti rigira anche Rirkrit Tiravanija ha girato un film. Dopo le incursioni Hollywoodiane di Julian Schnabel, autore di pellicole come Basquiat (1996), Lo Scafandro e la farfalla (2007) e Miral (2010) e dopo Nowhere Boy (2009), ultma fatica di Sam Taylor-Wood incentrata sui primi anni della vita di John Lennon, e ancora, dopo i successi di Steve McQueen che ha incantato le platee con Hunger (2008) e Shame (2011), ecco che persino il nostro artista tailandese ha deciso di darsi al cinema.

Il film di Rirkrit Tiravanija si intitola Lung Neaw Visits His Neighbors ed il protagonista è un ex contadino di 60 anni che vive nel villaggio rurale di Chiang Mai, una provincia del nord della Tailandia. La pellicola ha la durata di un vero e proprio kolossal, circa due ore e mezzo di girato ed il nostro caleidoscopico artista ci tiene a precisare che non si tratta di un film documentario né di un’opera strettamente narrativa: “Definirei il mio film come un ritratto del protagonista, ecco questa mi sembra la definizione corretta” ha dichiarato Tiravanija ai microfoni del New York Times.

Il Guggenheim di Abu Dhabi risponde alla protesta: “I lavoratori sono in regola”

Proprio questa settimana vi avevamo annunciato la protesta dei 130 artisti contro il Guggenheim di Abu Dhabi, faraonico progetto creato da Frank Gehry che sorgerà nel 2015 nella ricca metropoli degli Emirati Arabi. Il drappello, tra cui figurano i nomi di Monica Bonvicini, Jimmie Durham, Mona Hatoum e Rirkrit Tiravanija si è scagliato contro i vertici dell’istituzione a causa del pessimo stato in cui versano i poveri operai che attualmente si trovano impegnati nel progetto. I 130 artisti hanno dichiarato di voler boicottare il museo e di rifiutare ogni tipo di donazione di opere o altra attività collegata alla prestigiosa istituzione.

Ebbene il tornado della protesta è andato ad abbattersi proprio nei giorni in cui gli Emirati Arabi  con le loro manifestazioni Art Dubai e Sharjah Biennale cercano di imporsi all’attenzione della scena dell’arte contemporanea internazionale. A questo punto la reazione dei vertici del Guggenheim non si è fatta attendere più di tanto.

Newyorkesi a Venezia

Gli artisti newyorkesi avranno un ruolo fondamentale alla prossima Biennale di Venezia, ” Ci saranno tantissimi artisti americani in questa edizione e la maggior parte di loro vive e lavora a New York” questo il commento di Daniel Birnbaum direttore e curatore della grande manifestazione.

Come è noto la biennale ha un grande impatto sul mercato dell’arte e sulla carriera degli artisti che vi partecipano  e non è un segreto il fatto che molti affari iniziano alla biennale per poi concludersi alla fiera di Art Basel che apre puntualmente la stessa settimana della manifestazione veneziana. Tuttavia Paolo Baratta, presidente della Biennale, ci tiene a precisare che il lavoro di Birnbaum non ha niente a che vedere con il mercato e le quotazioni dell’arte contemporanea, viene quindi da pensare che implicitamente Baratta ci vuole comunicare che gli artisti presenti alla kermesse sono stati tutti convocati in nome della sperimentazione artistica e non secondo oscuri meccanismi e scelte pilotate dal sistema.