Troppe spiegazioni rendono noiosa l’arte

Una nuova scoperta nel campo della psicologia potrebbe sicuramente attirare l’attenzione di critici e curatori d’arte contemporanea generando anche molte polemiche. Secondo una ricerca apparsa sulla pubblicazione dal titolo Empirical Studies of the Arts spiegare un’opera mediante un testo critico o comunque illustrare dettagliatamente i segreti nascosti all’interno della stessa potrebbe produrre nel pubblico un calo di apprezzamento dell’opera.

Insomma con l’intento di svelare i misteri dell’arte si potrebbe finire per annoiare chi ci ascolta. La ricerca è stata condotta da Kenneth Bordens docente all’Indiana University di Fort Wayne. Bordens ha condotto uno studio su 172 studenti con poca o nulla conoscenza dell’arte.

Ancora censura, ancora Ai Weiwei


Sembra incredibile a dirsi ma dopo la cancellazione della sua grande retrospettiva che doveva tenersi in Cina, Ai Weiwei è nuovamente vittima di un ennesimo atto di censura. Il popolare website cinese Sina aveva infatti indetto un sondaggio aperto al pubblico per stabilire il più grande artista nazionale del 2010.

In poco tempo l’artista ha ricevuto talmente tanti voti da mettersi saldamente in testa alla classifica. Ma ecco il colpo di scena, come d’incanto il nome di Ai Weiwei è stato incredibilmente rimosso dalla competizione.

Chi vorreste al Padiglione Italia?

Questo blog ha pubblicato di recente un cospicuo numero di articoli riguardanti il padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Spesso ci siamo preoccupati per le sorti della nostra arte contemporanea ed abbiamo criticato le continue affermazioni del curatore del padiglione Vittorio Sgarbi sui possibili partecipanti. Fatto sta che nel nostro continuo attaccare le “manie dell’imperatore” ci siamo dimenticati di porre una domanda fondamentale al nostro pubblico: Qualunque siano le scelte del Vittorione Nazionale, chi pensate possa rappresentare il nostro paese ad una manifestazione così importante?

La questione è alquanto spigolosa poiché riassumere la creatività nazionale in un unico ambiente con uno o pochi attori non ci sembra comunque cosa facile. Va detto però che molte nazioni si affidano ad un unico o pochissimi artisti, il che solitamente garantisce un’unità d’insieme al riparo da incidenti estetici e ridicoli patchworks . Lo sbaglio del padiglione Italia edizione 2010 è forse stato quello di voler ostentare troppe opere per favorire il mercato e per proporre una visione a 360 gradi del nostro panorama creativo.

Calano gli “amanti” dell’arte contemporanea

A quanto pare gli italiani stanno perdendo interesse per l’arte contemporanea, almeno questo è quanto si evince da un sondaggio stilato dalla società Ispo. Secondo l’attenta analisi sul territorio, la crisi economica sta radicalmente cambiando il nostro paese ed i cittadini italiani alle prese con bollette, mutui ed altri pagamenti non riescono a trovar tempo e soprattutto i soldi per l’arte. Nel 2008 infatti gli amanti dell’arte erano circa 17,5 milioni di persone, vale a dire il 35% della popolazione totale. Purtroppo nel 2010, a soli due anni di distanza, il numero è sceso drasticamente a 13,5 milioni, vale a dire il 27% della popolazione totale.

Ovviamente queste cifre si riferiscono unicamente agli estimatori di arte in genere perché per quanto riguarda gli amanti dell’arte contemporanea le cose vanno ancor peggio. Nel 2008 erano infatti 9 milioni gli aficionados del contemporaneo vale a dire il 18% della popolazione mentre nel 2010 il tasso si è dimezzato ed è passato così a quota 4,5 milioni, sarebbe a dire il 9% della popolazione nazionale.

Se il sequel è bello come il primo capitolo

Siamo assolutamente certi che i nostri lettori sono anche dei grandi appassionati di cinema. A noi piace il cinema d’autore, quello di Rainer Werner Fassbinder, di François Truffaut o di Andrej Tarkovskij per intenderci. Ma è logico che ogni tanto non disdegniamo un bel film leggero o d’azione, magari accompagnato da pop corn e bibite gassate. Ebbene tra i film per così dire di “cassetta”, specialmente quelli che hanno riscosso un enorme successo al botteghino, è d’obbligo il sequel (oggi va di moda anche il prequel).

Si tratta di un secondo capitolo che molto spesso è nettamente inferiore al suo predecessore ed alle volte presenta soluzioni narrative a dir poco bizzarre che fanno acqua da tutte le parti. Insomma il sequel è quasi sempre una bufala ed altri ulteriori capitoli di una saga non fanno altro che generare noia se non disgusto man mano che il loro numero aumenta. Eppure vi sono rari esempi in cui il sequel regge il confronto con il primo capitolo, anzi magari sembra ancor meglio riuscito.