
I pittori del 17esimo secolo avevano sviluppato un affascinante linguaggio simbolico per mostrare al mondo la natura effimera dell’esistenza umana, descritta il più delle volte come una condizione preparatoria per la vita ultraterrena. Oggi il curatore Alain Tapié ha deciso di rinnovare questo schema simbolico vecchio di secoli nel corso di una mostra dal titolo Vanité, Mort que me veux-tu? (Vanità, Morte cosa vuoi da me?) ospitata fino al prossimo 19 settembre dalla Fondazione Pierre Bergé di Parigi.
“La vanità in pittura può offrire molti spunti su cui riflettere, essa può essere un’ossessiva ed allo stesso tempo affascinante espressione della bellezza naturale ma anche della perfezione delle forme o di una tecnica sublime” ha evidenziato Tapié parlando della sua manifestazione. La mostra comincia con la pittura nord europea caratterizzata da composizioni ricche di fiori appena sbocciati ed altri elementi radianti contrapposti a segni di morte come teschi o ratti.

Il senso del viaggio, del partire e del riapparire. Ad esaminarlo e’ la nuova personale dell’artista svizzero Urs Luthi, Just Another Story About Leaving che sara’ presentata a Roma, al Museo Macro, dal 17 dicembre al 21 marzo 2010. La mostra vedra’ un allestimento pensato specificamente per due sale del museo ed includera’ una selezione di opere e un autoritratto scultoreo nelle vesti di un’emblematica figura creato appositamente per questa occasione. Luthi ha individuato Roma come il centro simbolico e reale del suo nuovo percorso e, grazie al sostegno della Sovrintendenza ai Beni Culturali, ha potuto attraversare i luoghi storici della citta’ alternandoli a quelli piu’ comuni del vivere quotidiano in una ricerca che culmina con l’arrivo al Macro.