La censura dell’arte? Achtung!

di Redazione 1

La mostra Achtung! alla galleria NoD di Praga con opere del controverso artista polacco Peter Fuss ha battuto ogni sorta di record. La manifestazione infatti è stata soppressa in meno di 30 minuti dopo la sua inaugurazione il 19 aprile scorso, data che coincide con la storica rivolta del ghetto di Varsavia.

L’artista aveva presentato degli enormi poster raffiguranti soldati della Wermacht tedesca della seconda guerra mondiale con una stella di David sul braccio al posto della tradizionale svastica. Le foto non erano originali ma riproduzioni tratte dai film Schindler’s List di Steven Spielberg e Il Pianista di Roman Polanski e successivamente elaborate digitalmente al computer.

Al momento dell’apertura delle porte la galleria è stata invasa da alcuni membri della comunità ebraica cittadina i quali hanno rimosso, calpestato ed in alcuni casi distrutto i poster di Fuss. Peter Fuss voleva dimostrare, con questo scellerato lavoro artistico, l’esistenza di un parallelismo tra lo sterminio degli ebrei operato dalla Germania nella seconda guerra mondiale ed il conflitto odierno tra Israele e Palestina, paragonando così gli israeliani ai nazisti.

 Frantisek Banyai, membro della comunità ebraica di Praga ha così spiegato le ragioni dell’atto: “Si tratta di una vera e propria provocazione oltre che un oltraggio a tutte le vittime dell’olocausto. I fotomontaggi denotano un chiaro esempio di antisemitismo ed in più tutto ciò è andato in scena proprio nella giornata di commemorazione della rivolta del ghetto di Varsavia”.

Peter Fuss non è certo nuovo ad azioni di questo genere, solitamente l’artista tappezza illegalmente i luoghi pubblici ed i cartelloni pubblicitari con i suoi poster incentrati su questioni politiche e sociali. Il lavoro dello street artist polacco supera le barriere dei tabù sociali trattando ogni tema in maniera del tutto provocatoria. Questa volta però ci sembra che abbia decisamente esagerato, tanto che i rappresentanti della galleria NoD sono stati costretti a scusarsi pubblicamente sull’accaduto.

Photo Copyright: Peter Fuss

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