Soltanto un quadro al massimo: è la volta di Nico Vascellari e di Christian Pilz

di Redazione 2

Giovedì, 18 febbraio 2010, l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo inaugura la dodicesima edizione del ciclo espositivo Soltanto un quadro al massimo questa volta con i due giovani artisti Nico Vascellari e Christian Pilz. La nota rassegna, ideata dal curatore Ludovico Pratesi e dal Direttore dell’Accademia Tedesca, Joachim Blüher, mette a confronto ad ogni edizione un’opera di un artista italiano con una di un artista tedesco.

In occasione della dodicesima edizione di Soltanto un quadro al massimo, espressamente dedicata ad artisti delle ultime generazioni, Nico Vascellari ha creato appositamente il grande lavoro Nido(2010) e l’artista tedesco Christian Pilz espone S.T. (2007), un grande disegno a matita composto da nove dei 18 fogli originali.Nico Vascellari è nato nel 1976 a Vittorio Veneto (TV). Vive e lavora fra New York e Vittorio Veneto. Il suo lavoro artistico si sviluppa in una ricerca complessa ed articolata, che comprende video, performance, fotografia, scultura e collage.
Tra gli spazi privati ed istituzionali in cui ha esposto con mostre personali e collettive ricordiamo la De Ooievaar Gallery all’Aja (2002), la GAM di Bologna (2005), il MAXXI a Roma (2007), il MAN a Nuoro (2007), il MAMBO a Bologna (2008), la 15a Quadriennale al Palazzo delle Esposizioni a Roma (2008), la Manifesta 7 a Rovereto, il PAN a Napoli (2008), il Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro (2009), il Ca Pesaro a Venezia (2009), la galleria Crisp a Londra e Los Angeles (2009) e la galleria Monitor a Roma (2009).

Christian Pilz è nato nel 1978 a Ascot (Gran Bretagna). Vive e lavora fra Colonia e Berlino. La sua ricerca artistica ruota intorno al disegno di architetture e costruzioni spaziali labirintiche e geometriche, dove dettagli minuziosi si intersecano in un fitto tessuto di linee.
Christian Pilz ha esposto tra l’altro al Museum Moderner Kunst di Vienna (2007), alla Jikisiten Gallery a Nagoya in Giappone (2007), alla Perry Rubenstein Gallery a New York (2008), alla Temporary Gallery Cologne a Colonia (2009), alla Kunsthalle Recklinghausen (2009) e al Kunstmuseum Bonn (2010).

Commenti (2)

  1. Quest’opera di nico sembra un ‘opera caduta di michelangelo pistoletto, proprio quando il proiettore dell’ennesimo video d’arte collassa, e punta verso tali frammenti specchianti. Il risultato non è male, ma rappresenta evidentemente una fase di passaggio. Nico, come altri giovani, viene sottoposto ad una sorta di storicizzazione precoce per molti versi simili a quella a cui sono sottoposti (più giustamente) artisti come , appunto, michelangelo pistoletto. Pensare a cosa potrà fare fra 30 anni nico, provoca una vertigine. Il suo lavoro performativo sintetizza barney e bock con spruzzatine ruffiane di punk “denoartri”. La tensione performativa decade quando ci si rende conto di un feticismo ossessivo e glam per il solito oggetto. Fa bene, in giovane età, questa riproposizione ossessiva del suo lavoro? vado a memoria: negli ultimi 2-3 anni: furla, viafarini, pan di nuoro, manifesta, museion, padiglione biennale. Io credo che questa sovraesposizione (nel contestino italiano) provoci una cristallizzazione del lavoro ad una fase ancora germinale. Quindi non pronta e matura per un confronto sovranazionale. Quindi tutto questo fa il male di nico. Lo vogliamo dire che certe cose si vedevano a new york negli anni 92-93? L’attore tende ad indugiare sulle battute a cui il pubblico ride. Immaginatevi un pubblico di tre italiani in un grande teatro. Avrebbe senso indugiare?

    Sullo stesso sito globartmag vorrei segnalare questo articolo che trovo il linea con alcuni miei post:

    http://www.globartmag.com/arte-contemporanea-italiana-societa-dello-spettacolo-debord/4572/

    A tale proposito mi sembra interessante anche il dialogon recente con Giacinto Di Pietrantonio:

    I Giacinti Rossi (Dialogon con Giacinto Di Pietrantonio)

    1. Concordo in pieno con quanto affermato e aggiungo il link corretto
      alla pagina di Luca Rossi:

      I Giacinti Rossi (Dialogon con Giacinto Di Pietrantonio)

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