Ron Arad, l’anarchico sedato

di Redazione Commenta

 A meno che non si ha intenzione di morire giovani è molto difficile essere un eroe e rimanere tale per sempre. Anche l’eroe, col tempo, finisce per essere commercializzato o semplicemente passa di moda. Ecco quello che è successo a Ron Arad in una fin troppo grande retrospettiva che ha viaggiato dal Pompidou Centre di Parigi al Moma, Museum of Modern art di New York per approdare finalmente alla Barbican Gallery di Londra.

Ron Arad è stato un vero anarchico degli anni’80 ed una grande star del design. Molte persone lo conoscono per la sua Tom Vac Chair (1993) una poltrona di plastica con gambe d’acciaio che è presente in molti ristoranti cool. Anche Bookworm, la libreria flessibile a forma di spirale, è un altro bestseller di Arad. Ma queste ed altre manifestazioni creative sono solo il segno di un successo commerciale. Arad è stato anche artista, vendendo opere per centinaia di migliaia di euro, oltre che insegnante al Royal College of Art dove era (fino allo scorso anno) capo del Design Produtcs Department. Ma Arad non voleva formare designer professionisti, egli voleva insegnare a pensare con il proprio cervello, liberi dalle costrizioni tecniche imposte dalle grandi aziende. Per comprendere il lato eroico di Arad l’anarchico bisogna però visitare il mezzanino della Barbican, dove sono presenti i suoi lavori degli anni ’80. Lì si possono trovare lo stereo e gli speaker incastonati nel cemento, un lavoro crudo e muscolare ma anche ricco ed intelligente.  Tutto è iniziato con la Rover Chair (1981) un emblema della decadente industria automobilistica britannica, quel sedile d’auto inchiodato a tubi d’acciaio fu da subito un monumento punk.

Poi Arad continuò ad inchiodare il metallo su sedute ancor più stravaganti come Tinker Chair (1988) e Well-Tempered Chair (1986), parodia dissacrante e viscerale della classica sedia del nonno. 20 anni dopo il Barbican espone ancora la Rover Chair, solo che stavolta è ineccepibilmente cromata, le creazioni del designer sembrano troppo educate e pettinate, private della loro carica selvaggia e primitiva.

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