La guerra urbana di Jennifer Karady

di Redazione Commenta

Il maggiore dell’esercito Americano Elizabeth A. Condon è stata in missione in Iraq per parecchio tempo. Durante questo periodo il maggiore ha visto ogni sorta di orrore che la follia dell’uomo possa produrre, dai corpi morti in mezzo alla strada fino a bambini crivellati dai proiettili. Eppure un momento di estrema dolcezza ha colpito i sensi del maggiore. Il militare ha infatti soccorso una giovane donna irachena che aveva una grande ferita infetta sul ventre, causata da un taglio cesareo amatoriale: “Tutte le altre donne nella stanza si sono avvicinate e mi hanno baciata sulla guancia. Non so se quella donna sia sopravvissuta ma è stata un’esperienza molto toccante” ha dichiarato il militare.

Le tragedie della guerra moderna, ma anche i momenti toccanti sono attualmente in mostra alla SF Camerawork di San Francisco (dal 6 maggio al 7 agosto 2010) che ha organizzato l’evento In Country: Soldiers Stories from Iraq and Afghanistan, personale di fotografia dedicata al talento di Jennifer Karady. L’episodio del maggiore Condon è quindi uno dei 10 momenti che l’artista ha immortalato nel corso di 5 anni passati ad intervistare dozzine di veterani di guerra, discutendo delle loro esperienze traumatiche. Ovviamente non si tratta di scatti di guerra ma di immagini ricontestualizzate che provengono dalle menti dei soldati intervistati e si traslano nelle strade, nelle scuole ed in tutti gli altri ambienti della vita civile come se si trattasse di rivivere una memoria in un set diverso.

I ritratti di Jennifer Karady sono semplicemente affascinanti. In una delle grandi stampe a colori si nota un soldato che sale un’oscura rampa di scale, armato solamente di un paio di libri che tiene in braccio come fossero un fucile. In un’altra immagine sergente siede in una casa bruciata in compagnia di un coniglietto rosa gigante. “Molti degli intervistati hanno attribuito al progetto un effetto terapeutico, rivivere i drammi della guerra e  vederli cambiati nelle fotografie forse non può rimuovere un trauma ma può servire a scendere a patti con esso” ha aggiunto Jennifer Karady in merito alla sua mostra.

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