Artisti italiani alla Biennale di Mosca

di Redazione Commenta

Attention! Border Crossing presentata da G.L.O.W. Platform, esibirà alla II Biennale Internazionale per Giovani Artisti di Mosca ( dal 2 al 25 luglio 2010) lavori realizzati con le più diverse tecniche per un ampio esperimento dedicato all’uso di nuovi strumenti di comunicazione per una tematica che non può avere confini: video, fotografie, collage digitali, tanto quanto i lavori in situ saranno sviluppati per questa importante vetrina per la giovane arte italiana.

Gionata Gesi Ozmo disegna con la sua matita riproduzioni di immagini trovate digitando su Google le parole “identità” e “resistenza” esaminando la grafica e il significato dei simboli mentre ricrea un nuovo linguaggio con composto di appropriazioni indebite e combinazioni di modelli visivi di diversa provenienza.

Luca Pozzi conduce una ricerca mirata alla formulazione di una visione totale dell’esperienza, capace di estendere le possibili corrispondenze che ne potrebbero emergere in una dimensione della conoscenza priva di specificità. Nei suoi progetti, l’artista, sfruttando diversi media e materiali, realizza installazioni ibride, caratterizzate da un originale utilizzo della forza di gravità. La teorica costruzione di confini, invece, è elaborata nel video di Daniele Pezzi Tarshish, in ricordo di una catastrofe. “Tarshish” è la calma prima della tempesta e la difficoltà della vita dopo la distruzione. I dipinti di Mattia Barbieri mischiano il profumo dei fiori e l’olezzo di marcio, l’uomo e la donna, l’uomo e gli animali, l’ironia e la nostalgia e ritrae prepotentemente tutto ciò che vede.  I ritratti di Tommaso Lipari (scala reale 1:1) rappresentano veri uomini, donne e bambini nella stessa posizione del Viandante di Friedrich sul mare di nebbia. Tutti i personaggi, uno di fianco all’altro, paradossalmente, creano un muro, un confine.
I lavori di Pasquale di Donato presentano la relazione tra l’interiorità e l’esteriorità che ci fanno sognare di andare oltre i confini della nostra mente: nuvole reali, false case, piccole porte curiose, un uomo invisibile, gabbie di libertà e ritratti di respiri. The Bounty Killart presentano Suitcase Dreams. Il lavoro consiste in una semplice valigia sulla quale è applicato uno spioncino. Attraverso questo buco è possibile sbirciare in modo sicuro e segreto.

Per la Biennale Joys, invece, torna alle sue origini di street artist e presenta, come anche Bros, un lavoro in situ. Gli artisti hanno sfidato l’arte inserendola in un contesto non artistico. Gli artisti “street” non ambiscono a cambiare la definizione di un’opera, ma piuttosto a mettere in discussione l’ambiente circostante con il proprio linguaggio. Il collettivo Studio ++ comprende tre giovani brillanti architetti con una grande sensibilità per l’arte. Questo gruppo si distingue nel panorama contemporaneo italiano per la capacità di relazionarsi all’oggetto, non in modo architettonico, ma scultoreo evidenziandone il “peso” e, allo stesso tempo, il “vuoto”.

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