Claire Fontaine – Unbuilding

di Redazione Commenta

Giovedi’ 26 agosto, in occasione della 12. Mostra Internazionale di Architettura, la galleria Caterina Tognon arte contemporanea inaugura a Venezia, in una doppia sede espositiva, Unbuilding, mostra personale di Claire Fontaine.

In risposta all’invito di Caterina Tognon, Claire Fontaine presenta un’opera in diretto dialogo con lo spazio pubblico e fuori dalle mura dei luoghi deputati all’esposizione. Questa artista collettiva – che vive in Francia ed esiste dal 2004 – ama utilizzare le situazioni e i momenti in cui si trova a intervenire, per esprimere un commento o far sorgere un problema in rapporto con l’uso o l’abuso di potere. Claire Fontaine pensa che cio’ che comunemente si chiama -critica istituzionale- designi un campo d’azione e di contestazione ormai sorpassato dall’orrore dei fatti e, anche se continua a perpetrare le forme di questo tipo di critica, la spinge verso i suoi limiti in modo desacralizzante.

Cosi’, sulla facciata di un’immobile residenziale in Campo Santo Stefano, luogo di gran passaggio turistico nel cuore di Venezia, l’artista installerà un’insegna al neon il cui contenuto e’ la frase di Bertolt Brecht – molte volte citata anche da Theodor W. Adorno, ma la cui fonte rimane misteriosa – ”Kultur ist ein Palast, der aus Hundescheiße gebaut ist- (Il palazzo della cultura e’ costruito con lo sterco di cane). In diretto dialogo con l’evento della Biennale di Architettura di Venezia, Claire Fontaine si interroga, attraverso le parole di Brecht, sulle implicazioni e sul costo del -costruire’ oggi, sostenendo che -La cultura e la creazione di forme, se emancipate dall’esperienza diretta delle persone che dovrebbero abitarle e mantenerle vive, diventano solo gesticolazioni arroganti e gratuite-.

L’esposizione Unbuilding, che si concluderà il 21 novembre 2010, persegue nella galleria Caterina Tognon Arte Contemporanea il tema della costruzione e della decostruzione di spazi, nel senso letterale e metaforico. Tra le opere esposte Counterpoison / Antidoto, un film che e’ la trascrizione di un viaggio all’interno di un edificio in rovina. Il teatro abbandonato di un quartiere popolare di Glasgow aspetta pazientemente, mentre queste immagini semi-buie sono filmate, l’arrivo delle ruspe. Nel frattempo, i ragazzi della strada ne distruggono giorno dopo giorno il palcoscenico rimasto senza pubblico e bruciano le poltrone vuote. Di notte, gli animali randagi vi trovano rifugio; si intravvedono una volpe ed un piccione, allegorie della vita clandestina nelle aree urbane. Sta allo spettatore indovinare contro che cosa questa discesa cieca e muta potrebbe funzionare da antidoto.

Attualmente, l’edificio e’ stato raso al suolo e la sola cosa che resta sono queste immagini accompagnate dal rumore del respiro dell’operatore video. A questo luogo, che ha subito nel corso degli anni diverse destinazioni d’uso, sono riferiti altri lavori in mostra, come l’object trouve’ che rappresenta l’insegna luminosa ”Mecca” – dal nome della catena omonima della quale faceva parte la sala bingo allestita dentro il teatro – e tre grandi fotografie, stampate su carta,dello stesso teatro in rovina.

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