Gregory Crewdson porta Cinecittà a New York

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Roma è ormai sulla giusta strada per diventare una protagonista del contemporaneo, ne danno prova i successi di pubblico del Macro con la nuova ala di Via Reggio Emilia e quelli della fiera d’arte alla Pelanda ed ancora il boom di presenze del novello Maxxi (non ultimo quello registrato nel corso dell’apertura gratuita per Giornate Europee del Patrimonio sabato 25 e domenica 26 Settembre 2010).

Questa volta è però un grande artista del contemporaneo ad utilizzare la Città Eterna come set ideale di un nuovo ciclo di opere. Stiamo parlando del grande Gregory Crewdson che in questi giorni (fino al 30 ottobre) è ospitato dalla prestigiosa Gagosian Gallery di New York ed a esser precisi, nella sede di Madison Avenue. In un denso bianco e nero che avvolge ogni immagine come una nube dove si materializzano presenze architettoniche desolate, l’artista propone la visione di una Roma fittizia, di una città deserta, animata dal sogno del cinema. Crewdson ha infatti fotografato diversi scorci dei set di Cinecittà, caratterizzati da un poetico abbandono e dal dolceamaro incontro di scenari in bilico fra il sogno e la realtà.  Sanctuary, questo il titolo della mostra, rappresenta un significativo cambiamento nel modus operandi dell’artista, solitamente accompagnato da schiere di collaboratori ed impegnato nella ricostruzione di sets da film gotico infarciti di attori e luci ed impreziositi da una post produzione “photoshoppiana” da far invidia agli effetti speciali di Hollywood.

Questa volta Crewdson si è mosso con un piccolo gruppo di collaboratori, accompagnato dalla sua macchina fotografica medio formato digitale e sfruttando la magica luce naturale che solitamente avvolge le architetture di Roma. “L’idea mi è venuta molto tempo fa, mentre ero in visita di piacere a CInecittà. Sfortunatamente non avevo fatto i conti con la burocrazia italiana ed ho dovuto aspettare più di sei mesi prima di ottenere i permessi per fotografare lo scenario” ha dichiarato divertito Crewdson, noi possiamo solo aggiungere che ne è valsa la pena.

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