Biennale di Venezia 2011: Le ILLUMInazioni di Bice Curiger

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Mentre tutta Italia si sta ancora chiedendo quali saranno le scelte di Vittorio Sgarbi per il padiglione Italia della Biennale di Venezia 2011 ( e noi cominciamo a fiutare una sorta di depistaggio nei continui cambi del Vittorione Nazionale) la curatrice Bice Curiger ha rivelato alla stampa il titolo della sua mostra. La scelta è ricaduta su un anonimo quanto scontato “ILLUMInazioni – ILLUMInations”, illuminare e nazioni, capito? un gioco di parole che dovrebbe sottolineare l’importanza degli sviluppi dell’arte internazionale in un mondo globalizzato.

Se siete rimasti stupiti dall’illuminante titolo noi possiamo soltanto aggiungere che una bella mostra sull’arte ai tempi della globalizzazione non era mai stata pensata sino ad ora. La parola globalizzazione è infatti talmente inflazionata tanto da far pensare che tale processo non esista affatto ma sia solamente l’ennesimo prodotto della società dello spettacolo che tenta di rendere oggettivo lo spettacolo stesso.  Comunque sia la nostra Bice Curiger ha dato seguito alle sue dichiarazioni in tal guisa: “L’opera del pittore veneziano Tintoretto avrà un ruolo fondamentale al’interno di ILLUMInations” e queste parole si commentano da sole. Insomma tra gli interventi pirandelliani e gastronomici pensati da Sgarbi e il Tintoretto tirato in ballo dalla Curiger quella del 2011 si preannuncia come una bella Biennale reazionaria, che all’interno del clima politico nazionale ci sta pure bene ed un poco ce la meritiamo.

Comunque noi di Globartmag siamo certi che la prossima Biennale saprà porsi oltre le forzature curatoriali grazie al potere dell’arte, o almeno ci speriamo. Passiamo quindi alle note positive, la prossima Biennale aprirà le sue porte ad alcune nazioni che per la prima volta hanno deciso di partecipare alla prestigiosa manifestazioni. Tra le new entries figurano il Principato di Andorra, L’Arabia Saudita, Il Bahrain, Il Bangladesh, la Malaysia ed il Rwanda. Dopo una lunga assenza torneranno anche il Congo e l‘India e ciò non può far altro che renderci felici.

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