Jay Heikes – The Material Mine

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Federica Schiavo Gallery
inaugura l’8 aprile The Material Mine, la seconda mostra personale di Jay Heikes in galleria. Per i tre spazi espositivi l’artista ha concepito una nuova serie di lavori che prosegue il suo interesse e la sua ricerca sulla natura intrinseca dei materiali e le loro identità inerti.

Nella prima sala è presentata una grande scultura realizzata con ferro e bronzo. Il processo di realizzazione della scultura prevede che il bronzo fuso sia colato in uno stampo contenente scaglie di ferro ricoperte di gommalacca. I due metalli si combinano assieme producendo una ‘lega di repulsione’. L’associazione impossibile di bronzo e ferro, in questa scultura dalle forme organiche simili a rami, evidenzia la bizzarra coesistenza di allusioni culturali e artistiche che, nonostante tutto, si uniscono in un’unica forma che appare assolutamente naturale e plausibile.

In mostra anche un oggetto la cui forma è simile a quella di un cactus. Il suo fusto di legno è un ramo trasportato dalla corrente di fiume mentre le spine sono aculei d’istrice tinti a mano. Il lavoro trae ispirazione dal paesaggio del parco nazionale di Joshua Tree, caratterizzato dagli insoliti e spinosi ‘Alberi di Giosué’, e dal controverso racconto ‘The Lorax’, libro per l’infanzia scritto nel 1972 da Theodor Geisel, che narra di una generazione che eredita un paesaggio distrutto dall’avidità di un solo individuo. Heikes tenta di razionalizzare l’idea di fondo di questo racconto, secondo cui per creare un nuovo prodotto è necessario usare o distruggere un materiale, e di stimolare interrogativi circa la provenienza delle spine d’istrice.

L’artista ha inoltre creato un nuovo ciclo di opere seguendo una ricetta per la creazione della ‘lana di salamandra’. La fascinazione di Heikes per questo materiale proviene dalle sue proprietà ipnotiche e dal mito che l’avvolge, e che è stato ispirato storicamente. Si crede infatti che Marco Polo si sia imbattuto in questi tessuti in alcune aree della Siberia orientale. I commercianti della zona proclamavano che la fibra fosse resistente al fuoco per via della superstiziosa credenza che fosse ricavata dalla ‘pelle di salamandra’.
Le conoscenze della chimica hanno poi chiarito che questa proprietà ignifuga derivava dall’impiego di amianto crisotile, che ha portato poi al boom del suo utilizzo come ritardante di fiamma attribuendogli la fama di “salvatore del mondo materiale”. Solo in anni recenti è stata riconosciuta la natura cancerogena dell’amianto, collegata all’insorgenza del mesotelioma polmonare, e la sua produzione è stata del tutto interrotta.

“Vedo questa mostra come un’esperienza paragonabile all’addentrarsi in una miniera. Credo ci sia un punto, appena dopo la corrosione, di completa alienazione fra l’umano e il materiale, dove ci sono cose da scoprire ma anche la possibilità di distruzione. E’ uno spazio parallelo al profondo blu immateriale di Yves Klein. Esiste solo per brevi momenti quando ignoriamo tutti i ragionamenti scientifici che stanno dietro a una cosa e lasciamo scomparire i dettagli pratici.
Nello studio ultimamente mi sento più un alchimista che uno scultore. Sto lavorando con un assortimento di materiali che vanno dalla seta grezza, al solfato di alluminio, alle spine d’istrice, al ferro, al bronzo, alla pelle, al cemento, alle piume d’oca e all’acciaio. Tutti questi sforzi si stanno traducendo all’interno di un interesse per cose molto semplici come la linea, la struttura, lo spazio e la dimensione.  I materiali sono diventati il contenuto e la mia speranza è di capire come ci relazioniamo a loro perfino in un luogo così lontano dalla natura qual è lo spazio di una galleria d’arte.”  – Jay Heikes

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