Galan: “fuori i cartelloni pubblicitari da Venezia!” ed altre notizie…

di Redazione Commenta

Torniamo ancora a parlare di Biennale di Venezia edizione 2011 per documentarvi di alcune iniziative senz’altro positive che rappresenteranno alcune delle tante (molte non sempre incoraggianti) novità presenti quest’anno in laguna. Come ben saprete il Padiglione Venezia sarà presto restaurato e verrà presto restituito al pubblico con rinnovato smalto. Padri di questa rinascita sono Louis Vuitton (alta moda) e Arzanà Navi (celebre armatore), due grandi brands che si sono riuniti per finanziare l’ardua impresa.

A stretto giro di tempo il logoro padiglione verrà interamente rinnovato e saranno revisionati  parte lapidea, copertura, impianti ed opere murarie. L’edificio ospiterà in seguito Mari Verticali, mostra di Fabrizio Plessi. Nel mentre a Venezia continua la telenovela del Vittorione Nazionale©. A quanto pare Sgarbi, dopo esser stato sollevato dall’incarico di soprintendente del polo museale veneziano potrebbe essere reintegrato dal nuovo ministro dei beni culturali Giancarlo Galan. Una decisione alquanto funambolica che ci lascia letteralmente stupiti. Tale notizia è comunque tutta da confermare visto che tra i due non corre buon sangue. Nel frattempo Galan ha già preso un’importante decisione per la Biennale, vale a dire quella di rimuovere i cartelloni pubblicitari in Piazza San Marco e quelli sul Canal Grande. Tale decisione è frutto di una grande campagna di sensibilizzazione promossa dai vertici di importanti istituzioni internazionali come il MoMa di New York ed L’Hermitage di San Pietroburgo, tanto per citarne alcune.

I turisti non devono esser costretti a subire questo orribile scempio ed anche gli inserzionisti dovrebbero accorgersi che questa pubblicità è in realtà una cattiva pubblicità. I soldi per i restauri, che attualmente le pubblicità finanziano,  dovranno essere trovati in altre maniere” ha dichiarato Galan durante una conferenza stampa riguardo la sua decisione. Negli ultimi anni la situazione “cartellone pazzo” a Venezia (come nel resto d’Italia) era letteralmente sfuggita di mano alle istituzioni. Il rischio era quello di svilire un “colpo d’occhio” che ha reso la città lagunare celebre in tutto il mondo.

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