Dopo il successo bolognese Shozo Shimamoto approda a Napoli con il suo “Volo radente”. L’esposizione sarà inaugurata in occasione del convegno di martedì 12 aprile alle ore 19:30, negli spazi della Fondazione Morra di piazza Dante 89, con l’introduzione di Giuseppe Morra e Romano Gasparotti e l’intervento di Lorenzo Mango. La mostra napoletana riproporrà le opere dell’artista nipponico già esposte a Bologna nella cornice della chiesa dei Santi Vitale e Agricola, in occasione di Artefiera Off.
La straordinaria affluenza di visitatori all’evento bolognese a cura di Achille Bonito Oliva e organizzato dall’associazione Shozo Shimamoto, in collaborazione con la Fondazione Morra e Archivio Pari&Dispari, trova riscontro nella carica emozionale che le opere di Shimamoto, con la loro irruenza cromatica riescono a trasmettere. L’esposizione napoletana si colloca in continuità con l’iniziativa bolognese, con la proiezione dei video di alcune delle ultime performances italiane del maestro ottantatreenne, con la regia di Mario Franco. Tra i video proiettati, quelli delle performances di Capri e di Punta Campanella del 2008 e quella del 2006 tenutasi proprio a piazza Dante, dove Shimamoto realizzò con l’antitecnica del Bottle Crash un’immensa tela dipingendo sospeso ad una gru, dilatando lo spazio dell’azione con un notevole coinvolgimento emozionale da parte del pubblico.
Notizie sull’artista
Shozo Shimamoto è con il maestro Jiro Yoshihara cofondatore del “Movimento d’Arte Concreta Gutai“, nato nel 1954 nei grandi magazzini Kintetsu di Osaka, che rivoluzionò la scena artistica nipponica aprendola alla modernità. La rottura con la tradizione, la sperimentazione attraverso l’interazione dei più vari codici espressivi anticiparono e influenzarono le tendenze delle avanguardie occidentale dall’Happening a Fluxus. Attraverso forme nuove, azioni, opere teatrali, improvvisazioni, performances che intendono coinvolgere il pubblico, come la celebre opera del 1955 “Prego camminare sopra” dove il pubblico interagisce e completa l’opera, il gruppo Gutai e in particolare Shozo Shimamoto manifestarono una volontà di rottura con la tradizione; rottura che per Shimamoto è emblematicamente data dalla “messa al bando del pennello” quale veicolo della cultura pittorica basata sulla tecnica, piuttosto che sull’espressione.
È emancipando il colore dal pennello e rivendicandone la consistenza materica che le tinte raggiungono la loro massima autonomia espressiva. Dal 1956, dalla prima “opera realizzata col cannone” la sua attività è connotata dal connubio tra volontà della materia e la casualità connaturata al gesto. Nella gestualità zen e nella consapevolezza della natura materica del colore si afferma il rapporto tra spirito e materia, tra filosofia meditativa orientale e cultura occidentale.
Le opere recenti realizzate con l’antitecnica del Bottle Crash, inaugurata già nel 1956, sono sostanzialmente in linea con i Cannon Works, essendo anch’esse vere e proprie esplosioni di colori determinate dal lancio di bottiglie e bicchieri colmi i pittura. In questo modo l’artista asseconda materia e casualità partecipando con tutto il suo corpo e la sua fisicità al processo creativo della pittura. La tecnica del Bottle Crash, recuperata negli anni ’90, ha permesso al maestro di Gutai di mettere in scena eventi collettivi, performances pubbliche che realizzano quel “teatro del colore” dove il gesto artistico e il caso, l’artista e il pubblico concorrono a definire lo spazio emozionale dell’arte.