Padiglione Minestrone Italia™ by Vittorione Nazionale™: cosa ne pensano i giornali?

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Un'immagine dell'allestimento finale del Padiglione Italia

Sul Padiglione Minestrone Italia™ del Vittorione Nazionale™ in quel della Biennale abbiamo scritto fin troppo e ci sembra inutile giudicare ulteriormente qualcosa di  talmente assurdo e doloroso per la nostra martoriata nazione. Riportiamo qui di seguito alcuni articoli apparsi sui maggiori quotidiani italiani, lasciandoli parlare al nostro posto, via alle danze:

“Se l’arte non è «Cosa Nostra», rimane però, in Italia, un affare di famiglia. Perché come racconta lo stesso Sgarbi, c’è chi ha scelto un’artista anche perché era figlio di un conoscente (ad esempio Francesca Leone, nominata da Ennio Morricone che era amico del padre) o di un parente. E in realtà, più che lo stato dell’arte («Perché dovevo limitare le opere? Non potevo mica limitare il numero degli intellettuali cui affidare la scelta», dice lui), il Circo Sgarbi racconta lo stato e i gusti degli intellettuali italiani.” di Rocco Molinterni su La Stampa del 1 giugno 2011.“Se poi qualcuno volesse sapere qualcosa del Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi, dirò – parafrasando Karl Kraus, che si riferiva a un personaggio ben più nefasto (era Adolf Hitler…) – che «…a proposito di Sgarbi non mi viene in mente niente»”. di Marco Meneguzzo, apparso su Avvenire del 2 giugno 2011.

“Gaetano Pesce è in ambasce perché vorrebbe spostare fuori la sua Italia rovesciata, un artista non è convinto del suo allestimento, un’altra si fa cambiare il verso dei quadri per telefono, dietro l’indicazione puntuale di un’amica.Sgarbi padre e padrone. A un pittore di una certa età (taciamo il nome, dai) perplesso sull’allestimento- affastellamento dice: «Con cinque diventava la fiera della domenica, vedi, ti ho messo in un contesto più domestico che secondo me ti fa bene. Questa crocchia da mercatino, invece, non sono riuscito a cambiarla. E guarda questo— indicando un quadro a una folla di gente—questo è impazzito »”  di Sara D’Ascenzo, apparso sul Corriere del Veneto del 1 giugno 2011.

“Finalmente, arrivo al Padiglione Italia. Che contiene trecento lavori circa ma una sola opera d’arte: Vittorio Sgarbi. Mi illustra una per una le opere, si incazza con il povero Nicolas, assistente che lo riporta alle necessità burocratiche e lui gli grida: «Mi hanno rotto le palle con questi fax e questi fogli! Burocrati!».” di Francesco Borgonovo, apparso su Libero del 2 giugno 2011.

“All’Arsenale Vittorio Sgarbi ha piazzato il suo Padiglione Italia. C’è di tutto. Ci sono dipinti, sculture, foto (originali quelle scelte da Italo Zannier), installazioni, in quantità industriale: oltre 200 artisti chiamati da intellettuali vari e volutamente ammassati. Molte opere sembrano davvero buone, ma così sembra un minestrone: difficile cogliere i sapori. Ci riusciranno forse gli addetti ai lavori. “Terribilmente caotico, dominato da strutture bianche simili a grosse antenne”, sintetizza giustamente la critica d’arte Flavia Matitti su l’Unità di oggi primo giugno.” di Stefano Miliani, apparso su l’Unità del 1 giugno 2011.

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