Juan Downey – The Thinking Eye

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Martedi 22 Novembre 2011 Kunstverein (Milano), ospitata da Careof, presenta quattro video dell’artista cileno Juan Downey (Santiago, 1940 – New York, 1993), tratti dalla serie “The Thinking Eye”, da cui prende il titolo l’intera rassegna di screnings & talks.

Il secondo capitolo della rassegna si concentra su una selezione di video, scelti dall’omonima serie televisiva realizzata da Juan Downey negli anni ’80: The Thinking Eye. Culture as an Instrument of Active Though. Pioniere della video arte, Juan Downey, intende confrontare la sua autobiografia con una storiografia ufficiale, tentando di “decifrare l’io attraverso le ossessioni culturali” ed applicando complessi sistemi di analisi (linguistica, psicoanalisi, semiotica) per recuperare l’io nella cultura, nella politica e nell’economia occidentali. Juan Downey utilizza, il mezzo video come un “occhio” cognitivo che evoca la relatività della percezione attraverso la questione della soggettività, dell’oggettività e l’interazione tra artista, spettatore e soggetto.

The Looking Glass (1981) è la prima parte della serie “The Thinking Eye” girata tra Londra, New York, Francia e Spagna. Un’opera stratificata e caraterizzata da una complessità visiva; indaga e destabilizza le regole del documentario attraverso giochi di riflessi, illusioni e specchi. Alla sperimentazione sull’immagine in movimento, Juan Downey sovrappone opinioni di professionisti che hanno riflettuto sul tema, intervallate da brevi scene in cui l’artista dà la sua interpretazione personale sul soggetto.

Information Withheld (1983) nasce intorno ad una conferenza tenuta dallo storico dell’arte Leo Steinberg sugli effetti dei segni e dei dipinti. A partire dalle teorie di Steinberg, Downey decodifica una serie di immagini, dai segnali stradali ai dipinti di Michelangelo, intrecciando un analisi intellettuale ad una sequenza di associazioni soggettive.

Shifters (1984) elabora temi sviluppati in Information Withheld. Attraverso diversi mezzi e livelli di comunicazione, rivede le differenze tra segno, simbolo, icona e shifter (l’io dell’enunciazione non è lo stesso io dell’enunciato, vale a dire lo shifter che nell’enunciato lo disegna), facendo riferimento alla teoria psicoanalitica teorizzata da Jacques Lacan. La narratività è sostituita da un sistema associativo di significati e di rappresentazioni che riportano all’inafferrabilità del soggetto.

J. S. Bach (1986) mette insieme la riflessione sull’identità e il processo creativo. Downey utilizza un registro lirico-documentaristico per parlare della vita di Johann Sebastian Bach. La struttura tripartita – “Morte”, “Flashback”, “Contrappunto” – funziona come una composizione musicale di Bach con i suoi principi musicali di temperamento equabile e contrappunto.

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