La Lacoste macchiata

di Redazione 1

 Alcuni giorni or sono (mercoledì scorso ad esser precisi) un’artista è stata esclusa da un premio d’arte in Svizzera. La notizia ha fatto il giro del mondo ma in seguito alcuni bizzarri sviluppi hanno portato alla definitiva cancellazione del premio. Ma cosa ė successo? L‘Elysee Museum di Losanna ha organizzato il premio fotografico in questione ed il celebre fashion brand Lacoste, quelli del coccodrillo per intenderci, ha proposto una sponsorizzazione di 25.000 euro da versare all’artista vincitore.

Tra i finalisti c’era anche l’artista palestinese Larissa Sansour che è stata subito squalificata dalla kermesse per essersi dimostrata troppo “filo-palestinese”. Lo scandalo è scoppiato in un nanosecondo ed i vertici del museo hanno addossato la colpa alla Lacoste. Il prestigioso brand, da par suo, non ha accettato le accuse ed ha risposto ritirando immediatamente i 25.000 euro del premio. Larissa Sansour era tra gli otto finalisti del premio di fotografia ed aveva presentato una serie intitolata Nation Estate. Le tre immagini presentate dalla fotografa raffigurano un grattacielo che ospita la popolazione palestinese. All’inizio il museo aveva escluso Larissa Sansour poiché la fotografa era andata fuori tema (gioia di vivere era il tema in questione). In seguito peró l’istituzione, pressata dalle critiche internazionali, ha precisato di voler sospendere ogni relazione con la Lacoste, esprimendo supporto e solidarietá all’artista.

Ma a questo punto la Lacoste ha dichiarato di non aver espresso alcun giudizio negativo sulle immagini della fotografa e di non aver richiesto la sua eliminazione. Insomma, in tutto questo scarica barile non si ė ben capito di chi siano le responsabilità. Ció che invece appare molto chiaro é l’ennesimo ed efferato atto di razzismo operato da un polo istituzionale nei confronti di una libera espressione delle idee. Pensavamo che i brogli nei concorsi d’arte fossero una caratteristica squisitamente italiana ma alla luce di quanto succede nel resto del mondo ci stiamo accorgendo che il fenomeno è internazionale. Noi di Globartmag esprimiamo solidarietà e rispetto nei confronti di chi non merita questo genere di ignominie.

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