Raffaele Gavarro e l’importanza della pratica curatoriale

di Redazione Commenta

Critica e pratica curatoriale non sono di certo attività facili all’interno di quel grande calderone che è il nostro Belpaese. Sovente ci si sofferma a pensare a coloro i quali preferiscono cercar fortuna all’estero, approdando in lidi ben più prestigiosi dei nostri. Altri invece tentano di barcamenarsi grazie all’aiuto dei vari compagnucci di merende che di volta in volta riescono a procurargli la direzione di un museo, la guida di una fiera d’arte o quanto altro. Si direbbe quindi che il curatore di turno, per emergere, debba per forza di cose espatriare o cercare di tessere trame con i vari clan politico-amicali.

Eppure esiste una terza strada ben più impervia di quelle sopraelencate, un sentiero che bisogna lastricare con coscienza e visione. Si può essere bravi curatori in Italia contando solo sulle proprie forze e sulla propria esperienza, lavorando a progetti seminali e ben organizzati, promuovendo le giovani leve senza ascoltare voci dall’esterno. Il tutto senza smetter mai di ascoltare, vedere, sperimentare, soffrire ed anche cadere per poi rialzarsi più forti che mai, riaffermando la natura del ruolo dell’independent curator. Ecco quindi che quando capita sottomano una notizia come quella che stiamo per leggere qui di seguito, non possiamo far altro che gioire, consapevoli del fatto che essere curatori indipendenti in Italia ha ancora un senso ed una ben precisa funzione:

Raffaele Gavarro è stato nominato commissario curatore della 11° Bienal de La Habana, che si terrà dall’11 maggio all’11 giugno del 2012 .“Pratiche artistiche e immaginario sociale”, questo è il titolo della biennale cubana, che come molti eventi internazionali degli ultimi anni sta concentrando la propria attenzione sul ruolo pubblico e politico dell’arte attuale. La Bienal de La Habana pur proseguendo la sua tradizione di ricerca sull’arte del sud del mondo ha quest’anno, sotto la direzione di Jorge Fernández Torres, allargato il proprio sguardo all’Europa e ad altre significative aree del pianeta. Questo nonostante le note difficoltà in cuiversa lo stato cubano, sottoposto ad un embargo che rende sempre più difficile la vita quotidiana dei cittadini dell’isola caraibica e naturalmente l’organizzazione di un evento tanto complesso come una mostra internazionale.

Il prestigioso incarico al critico e curatore italiano, arriva dunque come un riconoscimento al suo lavoro in un contesto di ricerca molto ampio e significativo, che vedrà impegnati artisti e curatori da circa 40 paesi del mondo. Raffaele Gavarro curerà nell’ambito della biennale un progetto espositivo rappresentativo dell’Italia, che va sotto il titolo di “L’ETICA PRIMA DELLA FORMA – L’arte nell’epoca dei cambiamenti necessari (1.# Primi appunti dall’Italia)” al quale ha invitato gli artisti Flavio Favelli, Piero Mottola, Valerio Rocco Orlando, Marinella Senatore e Giuseppe Stampone.

La partecipazione del curatore e degli artisti alla biennale assumerà oltre che una forma espositiva, anche quella di un intervento diretto a La Habana con un breve periodo di residenza in cui saranno organizzati incontri e interventi in città, nel tentativo di fornire ulteriori elementi al lavoro degli artisti e alle tematiche sotto osservazione. “L’ETICA PRIMA DELLA FORMA” è la prima tappa di un progetto che sarà ospitato in diversi sede espositive e che coinvolgerà nel suo percorso numerosi artisti italiani e internazionali.

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