Il futuro che non vogliamo parte 2

di Redazione Commenta

Ma tutto questo dura finchè la corrente politica al governo è dalla loro parte, poiché al cambio di guida le teste saltano e via con un altro giro di valzer. Senza contare i nostri ministri ed assessori alla cultura, geni incompresi della burocrazia che puntualmente riescono a trasformare l’arte in un documento amministrativo. Ed allora noi, il nuovo che avanza, l’orda dei trentenni a vita, cosa dovremmo fare? Lottare per riportare in auge la meritocrazia? Scatenare una guerra contro un popolo di ciechi burocrati a cui non interessa la cultura?

 Sarebbe del tutto inutile, sarebbe un sacrificio onorevole ma inutile e anacronistico, proprio come il seppuku del nostro Yukio Mishima. Questo stato ama il nepotismo, la corruzione, l’inciucio ed il potere. Queste caratteristiche sono talmente radicate in noi che quando guardiamo ai successi di un nostro collega ci vien sempre da chiedere da chi è stato raccomandato o aiutato. Ed allora alla fine di questo articolo/provocazione meglio sarebbe far rivoluzioni per un altro stato. Magari potremmo seguir le orme del celebre scrittore Ambrose Bierce che nel 1913 (a 71 anni), partì come reporter per il Messico dilaniato dalla guerra civile di Pancho Villa ed Emiliano Zapata, e scomparve misteriosamente durante la battaglia di Ojinaga, l’11 gennaio 1914. O magari, noi addetti al settore (che brutta accezione eh?) potremmo semplicemente espatriare e portare le nostre competenze all’estero.

 Ma siamo davvero sicuri che fuori dal nostro paese qualcuno sia ancora così coraggioso da accettare i servigi di un professionista italiano? Con la bella fossa di cattive figure che ci stiamo scavando, la cosa pare assai difficile. Nel frattempo, per la massa cieca: il presidente del consiglio Mario Monti informa che i sacrifici del popolo italiano dovranno per forza di cose protrarsi fino al 2013, come se dopo quella data la benzina dovesse magicamente scendere ad 1 euro a litro e gli stipendi alzarsi di almeno mille euro pro capite. Evviva l’Italia.

Micol Di Veroli

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