Il futuro che non vogliamo parte 2

Ma tutto questo dura finchè la corrente politica al governo è dalla loro parte, poiché al cambio di guida le teste saltano e via con un altro giro di valzer. Senza contare i nostri ministri ed assessori alla cultura, geni incompresi della burocrazia che puntualmente riescono a trasformare l’arte in un documento amministrativo. Ed allora noi, il nuovo che avanza, l’orda dei trentenni a vita, cosa dovremmo fare? Lottare per riportare in auge la meritocrazia? Scatenare una guerra contro un popolo di ciechi burocrati a cui non interessa la cultura?

 Sarebbe del tutto inutile, sarebbe un sacrificio onorevole ma inutile e anacronistico, proprio come il seppuku del nostro Yukio Mishima. Questo stato ama il nepotismo, la corruzione, l’inciucio ed il potere. Queste caratteristiche sono talmente radicate in noi che quando guardiamo ai successi di un nostro collega ci vien sempre da chiedere da chi è stato raccomandato o aiutato.

Il futuro che non vogliamo parte 1

Quale potrebbe essere la ricetta migliore per salvare il mondo della cultura del nostro amato italico stivale? Difficile a dirsi, la risposta migliore potrebbe essere quella di abbandonare la nave, pratica molto in voga di questi ultimi tempi ed ormai largamente digerita da pubblico e media.

Affondare assieme alla nave era un tempo un atto dovuto, un’azione equiparabile a quella di un samurai che compie il nobile rituale del seppuku, togliendosi definitivamente la vita innanzi ad un’onta irreparabile. L’ultimo samurai della storia moderna è stato Yukio Mishima, illustre letterato giapponese che si tolse volontariamente la vita in diretta televisiva nel 1970 al grido di: “Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto!”.

Natale a Salemi e Palermo con il Laboratorio Saccardi. Per non dimenticare

Fondazione Sambuca nell’ambito del sistema diffuso per la promozione dell’arte contemporanea, organizza per le festività natalizie, la mostra diffusa del Laboratorio Saccardi dal titolo Sikania rising projects: tre mostre in tre luoghi per tre istituzioni diverse, a cura di Paolo Falcone. Un progetto che si snoda in un percorso in tre diversi spazi della Sicilia con opere legate al territorio, che rendono Sikania rising project un progetto specifico ed unitario. Al Museo della Mafia di Salemi, viene presentata il 19 Dicembre 2010 l’opera del Laboratorio Saccardi dal titolo: la Robba, in una doppia mostra personale con Rossella Biscotti, a cura di Paolo Falcone. Un carretto siciliano in legno, dove gli artisti hanno istoriato in bianco e nero i principali fatti di mafia della Sicilia, misteri insoluti della storia politica del nostro Paese.

Simbolo della Sicilia, per tradizione il carretto è decorato con rappresentazioni mitologiche delle gesta dei condottieri. La riscrittura dell’apparato iconografico del carretto condotta dal Laboratorio Saccardi racconta invece la cruda attualità delle stragi di mafia: da Portella della Ginestra, l’assassinio di Peppino Impastato, la strage di Ustica, le stragi di Capaci e di via d’Amelio. Al Temporary Museum, museo temporaneo creato da Domenico Pellegrino, all’Ex Noviziato dei Crociferi di Palermo viene presentata il 22 Dicembre 2010 La Camera della morte grande installazione del Laboratorio Saccardi prodotta per Fondazione Sambuca, nell’ambito del programma sviluppato all’ex stabilimento Florio di Favignana la scorsa estate.

Walter Picardi – Full Immersion

Venerdì 19 febbraio 2010 alle ore 19:00 si inaugura presso la galleria Dora Diamanti arte contemporanea la mostra Full Immersion, personale di Walter Picardi a cura di Micol Di Veroli.

Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra, parole diverse per una lingua comune bagnata dal sangue di vittime innocenti, nodo scorsoio che cinge il collo della nostra terra sino a toglierle il respiro. L’unica reazione possibile è la lotta serrata a questa forma di ignoranza mediante l’arma della cultura, dell’arte nello specifico, unico spiraglio d’aria in un’immersione totale nel cemento del silenzio e dell’arroganza.

Con Full Immersion, Walter Picardi compie un’indagine amara e grottesca sulla malavita organizzata, raffigurando i membri di un nucleo familiare inaspettatamente avvolti da blocchi di cemento. Ed è proprio la famiglia un elemento di assoluta ambivalenza, capace di evocare sia il concetto di patria sia la complessa gerarchia dei clan mafiosi che per anni hanno controllato il mercato del cemento e nello stesso materiale hanno sotterrato centinaia di esseri umani non conformi alle loro regole.

Il pentito Spatuzza rivela l’orrenda fine della Natività del Caravaggio

 Un’opera trafugata di Caravaggio che tutti gli appassionati d’arte credevano un giorno di poter rivedere è stato bruciato dalla mafia, stando alle recenti rivelazioni di un boss pentito. Il dipinto dal titolo Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi era stato rubato nell’ottobre del 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo per volere di un capomafia. La tela fu tagliata con una lametta da barba e successivamente arrotolata per trasportarla.  A rendere nota la notizia è stato Gaspare Spatuzza, noto mafioso arrestato nel 1997. Rapinatore e sicario, Spatuzza è stato stretto collaboratore di Filippo e Giuseppe Graviano e anche uomo di fiducia del capomafia corleonese Leoluca Bagarella.

Spatuzza si è inoltre autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 venne impiegata come autobomba nella strage di via d’Amelio in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino.  Proprio da Filippo Graviano, Spatuzza apprese nel 1999 che il dipinto di Caravaggio era stato distrutto negli anni ’80.  Secondo Graviano il celebre dipinto del valore di oltre 30 milioni di euro era stato affidato alla Famiglia Pullarà, del clan di Santa Maria di Gesù di Palermo che lo nascose in un casolare di campagna. “Il dipinto era letteralmente bruciato e divorato da ratti e maiali” ha dichiarato Spatuzza.  Francesco Marino Mannoia prese parte al furto del 1969 e dichiarò di aver danneggiato il dipinto strappandolo dalla tela ma successivamente non rivelò alla polizia il luogo del nascondiglio.