A che ora è la fine della fiera?

di Redazione Commenta

Cronaca di una morte annunciata o periodo di stanca che prima o poi passerà? Difficile a dirsi, ma questo periodo che tutti chiamano “crisi economica” è decisamente molto più complesso di ogni altro periodo di depressione. L’economia c’azzecca fino ad un certo punto, visto che i paurosi scivoloni delle fiere d’arte contemporanea made in Italy non riguardano solo le vendite ma soprattutto le presenze dei collezionisti e del pubblico in generale,in netto ribasso,  un calo d’attenzione diffuso da cui bisogna per forza di cose uscire se si vuole sopravvivere.

Roma contemporary è l’ultimo episodio in ordine di tempo di una situazione di stanca generale del mercato, segno evidente che se Roma, Torino, Bologna e Milano vogliono continuare ad esistere si dovrà rivedere l’intera formula fieristica. Così come siamo combinati, la fine è già scritta in questa equazione: meno allure = meno collezionisti / meno collezionisti = meno gallerie/ meno gallerie = meno prestigio/ meno prestigio = meno collezionisti ed il cerchio si chiude.  Le grandi gallerie preferiscono puntare sulle fiere internazionali e disertare quelle nostrane, così fanno anche i collezionisti. Aggiungiamoci anche il fatto che organizzare una kermesse a ridosso di Art Basel, come ha fatto Roma contemporary, non è quello che definiremmo una vera e propria genialata. Ma organizzare un evento disinteressandosi di ciò che ci accade attorno è un comportamento squisitamente italiano, ed è anche una delle ragioni dei tanti fallimenti nostrani. Mancanza di programmazione e progettazione uguale disfatta assicurata.

Altra nota dolente è la perniciosa assenza di eventi collaterali ben organizzati, non bastano premi e sezioni speciali, una fiera dell’arte dovrebbe offrire al pubblico qualcosina in più. Ed invece si punta al ribasso, si taglia, in alcuni casi (come a Bologna) si eliminano i press kit per la stampa, si riducono i servizi. Un’opera d’arte è un bene di lusso, porre limiti al lusso appare un controsenso che non tutti sono disposti ad accettare. Poi, tornando alla tiepida Roma contemporary, bisognerebbe tener a mente che le cene con i collezionisti sono importanti, con la chiusura alle 23 è difficile trovare cucine ancora aperte. 

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