Poi ti lamenti che il pubblico non c’è

Il crollo verticale del sistema/arte, culminato con la sostanziale debacle di Roma contemporary, può aiutarci a comprendere cosa andrebbe cambiato, per ritrovare il perduto interesse del pubblico. Innanzitutto bisognerebbe farla finita con il concetto di “tecnico straniero”, lo specialista venuto da oltreconfine che salva baracca e burattini è una bella favoletta da raccontare ai vostri nipoti. Abbiamo ottimi curatori, manager ed addetti del settore anche dalle nostre parti, è preferibile un fallimento tutto italiano ad uno estero profumatamente pagato.

Anche i circoletti finto-minimal intellettuali che organizzano talk (in tutte le lingue tranne che l’italiano) sulla relazione tra Marinus Boezem e la margarina sono giunti ben oltre l’umana sopportazione. Proprio per dar retta a questi intellettuali radical-chic molti galleristi sono stati trascinati nel buco nero del Newindustrialminimalism / Cunsumerism, una pseudo corrente creativa che trova la sua ragion d’essere all’interno di lamiere buttate per terra, pezzi di marmo smussati con cartoline appiccicate sopra, sedie, mobili, piume di pavone e quanto altro.

A che ora è la fine della fiera?

Cronaca di una morte annunciata o periodo di stanca che prima o poi passerà? Difficile a dirsi, ma questo periodo che tutti chiamano “crisi economica” è decisamente molto più complesso di ogni altro periodo di depressione. L’economia c’azzecca fino ad un certo punto, visto che i paurosi scivoloni delle fiere d’arte contemporanea made in Italy non riguardano solo le vendite ma soprattutto le presenze dei collezionisti e del pubblico in generale,in netto ribasso,  un calo d’attenzione diffuso da cui bisogna per forza di cose uscire se si vuole sopravvivere.

Roma contemporary è l’ultimo episodio in ordine di tempo di una situazione di stanca generale del mercato, segno evidente che se Roma, Torino, Bologna e Milano vogliono continuare ad esistere si dovrà rivedere l’intera formula fieristica. Così come siamo combinati, la fine è già scritta in questa equazione: meno allure = meno collezionisti / meno collezionisti = meno gallerie/ meno gallerie = meno prestigio/ meno prestigio = meno collezionisti ed il cerchio si chiude.  

Roma contemporary

La quinta edizione della fiera internazionale d’arte contemporanea Roma contemporary, che si svolge presso il MACRO Testaccio dal 25 al 27 maggio, viene presentata giovedì 24 maggio alle ore 12 da Dino Gasperini, Assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale insieme a Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, Roberto Casiraghi, Direttore Roma contemporary, Luca Cerizza, Curatore della sezione Start Up e Chris Sharp, Curatore della sezione Out of Range.

Sono 66 le gallerie internazionali ospitate nello spazio di oltre 8.000 metri quadrati, articolato nei due padiglioni del MACRO Testaccio e nella Pelanda, con un progetto espositivo rinnovato e un ampio programma culturale dedicato a tendenze emergenti e temi d’attualità della scena artistica. La nuova denominazione della fiera Roma contemporary e il progetto dell’immagine coordinata, a cura del giovane duo grafico svizzero Larissa Kasper & Rosario Florio, esprime interamente lo spirito di rinnovamento della manifestazione diretta da Roberto Casiraghi e organizzata da Revolution.  Le due sezioni della fiera Out of Range, dedicata a 11 opere di grande formato allestite nel cortile del MACRO, e Start Up, che presenta 22 gallerie giovani nate dopo il 2007, sono curate rispettivamente da Chris Sharp e da Luca Cerizza.